Aragosta alla sarda

aragosta sarda"Quando a Parigi scoppiava la rivoluzione c’era una cittadina, nella costa nord-occidentale della Sardegna adagiata sulle rive del fiume Temo, dove la regina Maria Antonietta avrebbe potuto pronunciare una frase del tipo: “Non hanno pane? Mangino aragosta!”, senza correre il rischio di perdere la testa. Perché davvero a Bosa c’è stato un tempo in cui l’aragosta era il cibo dei poveri, talvolta l’avanzo del pescato che i pescatori tenevano per sfamare se stessi e le loro famiglie. 

Lo apprendiamo da un interessante documento del 1789 conservato nell’archivio comunale di Bosa. Si tratta di un registro in cui un ufficiale dell’antica città regia di Bosa annotava scrupolosamente, tra le altre cose, il prezzo stabilito per la vendita degli alimenti. L’aragosta, oggi cibo di lusso per eccellenza, costava allora “chimbe cagliaresos sa libera”: era cioè più a buon mercato dell’anguilla, “s’ambidda frisca de su Riu”, che invece costava “noe cagliaresos sa libera”, e quanto “sa salpa”, oggi considerato un pesce di terza scelta. (tratto da Quando i poveri mangiavano aragosta…e parlavano in sardo...."

(Fonte: http://unaltrasestu.com/2012/01/27/quando-i-poveri-mangiavano-aragosta-e-parlavano-in-sardo)

InsulaGolosaRicette ripropone Aragosta alla Sarda, la ricetta tipica dei pescatori sardi, augurandoci che la pesca selvaggia lasci il posto ai pescatori nostrani che hanno finalmente capito che si può diventare agricoltori del mare capaci di difendere l'unico patrimonio che ci appartiene.

 

ALIGUSTA A SA SARDA CUN OLU E LIMONI
Aragosta alla sarda con olio e limone

 

 Ingredienti
1 kg di Aragosta femmina
1 kg di Aragosta maschio
2 limoni (il succo)
olio  extravergine di oliva qb
sale qb


Preparazione
Prendete le aragoste... ancora vive e mettetele in una pentola con abbondante acqua fredda salata e portate a bollizione per circa 15 minuti. Lasciatele raffreddare nell'acqua di cottura e scolatele. Tagliatele a tocchetti, oppure apritele a libro nel senso della lunghezza.

In una terrina raccogliete la salsa marrone prelevata dalla testa del maschio e le uova della femmina. Schiacciate le uova con una forchetta, ed amalgamatele alla salsa marrone con un pizzico di sale. Unitevi il succo dei limoni e l'olio, sbattendo energicamente il tutto, con una forchetta.

In un piatto da portata, adagiate i tocchetti di aragosta, posizionando la polpa verso l'alto, quindi conditela, versando con attenzione l'emulsione ottenuta, in modo da condire tutta la polpa.

Lasciare riposare per qualche ora per insaporire, quindi servire il piatto con un vermentino bianco di Gallura.

 

mareUna curiosità: L’aragosta rossa è un crostaceo che vive su fondali rocciosi o ghiaiosi, raramente su fondali sabbiosi, a profondità comprese tra i 20 e i 70 metri. Sa Aligusta (in sardo) è presente a profondità minori da marzo a novembre, mentre migra a maggiori profondità nella restante parte dell’anno. La lunghezza comune è di 20-40 cm, ma può raggiungere la lunghezza massima di 50 cm.
L’aragosta è abituata ai grandi silenzi, alla pace delle profondità marine e mal si adatta al caos della superficie. Quando la si incontra in acque relativamente basse, ai piedi di una scogliera o sotto un lastrone appoggiato sul fondo, è quasi sempre sola. Ma in realtà l’aragosta vive in tribù di dieci, venti o anche più individui. Nemico naturale dell’aragosta è il polpo, che la sorprende mimetizzandosi sul fondo e la immobilizza con i suoi tentacoli non proprio affettuosi. Una volta bloccata, l'aragosta rimane a disposizione del suo aggressore che, con il rostro, si aprirà un varco nella corazza succhiando l’animale e lasciando integro l’involucro.
Il periodo della pesca de sa aligusta va da luglio a ottobre; flottiglie di barche e golette-vivaio di maggior tonnellaggio prendono il largo  attrezzate per lunga navigazione. Come mezzi di cattura i pescatori usano nasse innescate e tramagli di fondo e il prodotto della pesca viene conservato in cassoni-vivaio ancorati in mare.  I tramagli sono reti formate da tre teli di cui quello centrale è più alto e di maglia più piccola rispetto a quelli esterni, così da formare una sorta di sacco che impedisce la fuga degli esemplari catturati che restano impigliati nel groviglio che si genera tra i teli della rete.