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Scopa mascius, sabina femina, tuvura, Era, Kastanariu, Iscoba

Erica arborea

Il paesaggio sardo, in primavera, si veste di tanti colori. Tra la macchia spuntano

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Carnevale, ogni dolce vale

Casalinghe disperate... mai♥

Vernaccia di Oristano

Vernaccia di Oristano

Dal vitigno bianco Vernaccia nasce la Vernaccia di Oristano Doc, un vino da meditazione, corposo e alcolico, molto conosciuto tra gli intenditori tanto che rivaleggia con i celebrati Porto, Madera, Sherry, nonché Marsala.
Predilige i terreni alluvionali costituiti da materiale di disgregazione rocciosa tipici della Bassa Valle del Tirso, in provincia di Oristano. Ubicazione quindi di una ristretta area di diffusione che già i Fenici, fondatori di Tharros, conoscevano tanto che si ipotizza che siano stati proprio i fenici a introdurre questo vitigno in Sardegna.

Secondo altri le origini molto antiche fanno ipotizzare la spontaneità della Vitis Vinifera. Il suo nome deriva dal latino Vernacula, vino del luogo e il primo cenno storico scritto risale al 1327, nel “Breve di Villa di Chiesa” libro di leggi conservato ad Iglesias. Nel periodo Giudicale, grazie Eleonora d'Arborea si imposero con la "Carta de Logu" gli impianti di vitigni nei terreni incolti e severe leggi per la loro salvaguardia. Alla fine del XIX secolo tutte le viti in Europa, e anche la Vernaccia di Oristano, vennero distrutte da un insetto parassita, la filossera, che venne debellata con l'innesto su barbatelle di vite americana. Nel dopoguerra ci fu una forte ripresa della produzione, e molti produttori si riunirono in cooperativa e ottennero il disciplinare di produzione della Vernaccia di Oristano DOC. In ogni caso la Vernaccia è  il simbolo della cultura e della storia di Oristano. Tradizione e leggenda si intrecciano e raccontano che la patrona di Oristano, Santa Giusta, con le sue lacrime dorate, da cui nacque il vino, avesse il potere di curare la malaria, che nei secoli scorsi infestava le zone paludose dell'oristanese.

La Vernaccia di Oristano viene prodotta con un procedimento molto particolare. Le uve vengono raccolte tardivamente, quando, a causa della disidratazione degli acini, gli zuccheri si sono concentrati. Segue la fermentazione, particolarmente lunga: gli zuccheri, presenti in quantità molto elevata, si  trasformano in alcol. II vino così ottenuto viene messo in botte di rovere o castagno, ma senza che questa sia riempita totalmente; in tale modo il vino, a contatto con l’aria, si vela in superficie di particolari lieviti, i “flor”, che lo proteggono dall’ossigeno, conferendogli un particolare sapore. Si riconosce quindi dal colore giallo dorato ambrato e dal profumo delicato alcolico con sfumature di fior di mandorlo. Il sapore è fine, sottile, caldo, con leggero e gradevole retrogusto di mandorle amare.
Esistono cinque tipi di Vernaccia di Oristano: Secco, con gradazione alcolica minima del 15% e affinamento di almeno 29 mesi, Superiore, con gradazione alcolica minima del 15,5% e affinamento di almeno 41 mesi, Superiore Riserva, con gradazione alcolica minima del 15,5% e affinamento di almeno 53 mesi, Liquoroso, con gradazione alcolica minima del 16,5% e affinamento di almeno 29 mesi, e Liquoroso Secco o Dry, con gradazione alcolica minima del 18% e affinamento di almeno 29 mesi.
Le varietà meno invecchiate e meno alcoliche possono essere servite a tavola ad una temperatura di servizio di 12° C.  Ottimo l’abbinamento con la bottarga e con il pecorino sardo stagionato. Le altre tipologie si servono come aperitivo o dopo il pranzo serale, come vino da meditazione; la varietà dolce si può infine servire come fuori pasto e con dolci secchi e a base di mandorle ad una temperatura di servizio di  8-10 °C

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