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Carruba, Garrofa, Silibba, Silimba, Thilibba, Thilimba

carrubo

Il carrubo è un arbusto sempreverde con chioma tondeggiante e espansa. In Sardegna è conosciuto come Silibba e s

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Carnevale, ogni dolce vale

Casalinghe disperate... mai♥

Il sole all’improvviso

Quando si dice Sardegna si dice sole, calore, natura. E il suo colore è giallo. Il ciclo del sole è il viaggio della vita con la nascita, vita e morte per poi rinascere al nuovo giorno con una nuova alba. Il sole è il cerchio che si ripresenta nella vita quotidiana. Dai rosoni delle cassapanche intagliate nel legno, ai tradizionali cestini in canna, ceste e corbule in giunco e fieno: “is canisteddus”, di forma circolare con i bordi piatti, “sas crobeddas”, di forma troncoconica con struttura a spirale e decorate con stoffe damascate dai colori vivaci, “is pisceddas”, di forma cilindrica leggermente svasata. Pazientemente intrecciate a mano dalle cestinaie di Flussio, Sinnai e Ollolai sono oggetti d’arredamento di notevole pregio, decorati con disegni floreali o di animali. elicrisoDalla pintadera o stampo per il pane in terracotta, decorata con cerchi concentrici incisi, risalente al VIII secolo a. C.; al ballo popolare su ballu tundu, il ballo tondo, imperniato su un cerchio che si scompone e ricompone inevitabilmente, dopo ogni variazione coreografi ca. È un cerchio anche il pane carasau: una sfoglia di pane sottile che viene fatta cuocere al forno due volte e che, a seconda del condimento, ha dato origine a varie derivazioni (con sale e olio diventa “guttiau”, dal maggiore spessore e di forma rettangolare è invece il “pistoccu”). E se il sole è fonte di vita, è proprio grazie al clima mite e temperato, accompagnato dalla particolare morfologia del territorio, che la Sardegna regala agli appassionati della buona cucina una grande quantità di prodotti tipici. In primis il pane, ricordiamo la “spianata” sarda, di pasta morbida, molto simile alla piadina romagnola. Poi ”su civraxiu” che ha un aspetto rigonfio ma non troppo; mentre pane tipico del Campidano msu moddizzosu”, si riconosce dalla morbidezza della pasta e la della crosta esterna croccante. E ancora il pane degli sposi, occasione in cui assume la forma di cerchi intrecciati talvolta con l’aggiunta di elementi quali, le fedi nuziali, od uccellini posati su ghirlande di fiori forgiati con la stessa pasta. Per quanto concerne i primi piatti meritano i “Malloreddus” (gnocchetti sardi con pomodoro e salsiccia) e i “Culunzones” (pasta ripiena di formaggio fresco del posto e spinaci). Carne e pesce sono altre specialità, laddove l’agnello può definirsi per antonomasia prodotto tipico da presentare in vari modi. E ancora la gallina con il mirto ed il dentice alla vernaccia sono, altresì, assolutamente da provare.. Tra i vini doc troviamo il Carignano del Sulcis (rosso del cagliaritano), il Mandrolisai, il Vermentino di Gallura e la Vernaccia di Oristano. Nonché il vino Cannonau prodotto dal vitigno a bacca nera più diffuso in Sardegna. La sua coltivazione è diffusa in tutta l’isola con una maggiore concentrazione nelle aree centrali del territorio. L’origine del vitigno non è nota, ma la maggior parte degli esperti è concorde nel ritenerlo importato dalla penisola iberica. Resti di vinaccioli risalenti a 3200 anni fa sono stati ritrovati sull’isola, il che ne farebbe il vino più antico del Mediterraneo.

La bottarga è l'oro sardo

bottarga


La bottarga è “il caviale sardo”. Ha origini antichissime; dall’arabo “butarikh” (uova di pesce salate), può essere di uova di muggine o di tonno. La bottarga di muggine è tipica dello stagno di Cabras nell’oristanese. Il vino che ne esalta meglio il gusto è senza alcun dubbio la Vernaccia di Oristano, un DOC di colore giallo ambrato, più o meno carico a seconda dell’invecchiamento. La bottarga di tonno viene lavorata artigianalmente nelle tonnare di Carloforte: le uova diventano le profumate “baffe” ambrate, pronte per essere gustate sulla tavola.
Si possono consumare semplicemente tagliate a fettine sottili con un filo di olio extravergine di oliva oppure grattugiate sul pane o sulla pasta appena scolata.
Un'ottima alternativa è la bottarga con carciofi freschi.

Oro e argento nella filigrana

bottoni sardiIl sole è uno dei simboli ricorrenti nei gioielli sardi, come altri elementi che rimandano alla natura: bottoni, gemelli, collane e pendenti, catene, gancere, spille, anelli, amuleti e orecchini. Proprio questi ultimi si possono definire come un’eccellenza del settore. Tra tutti i gioielli sardi gli orecchini sono quelli che affascinano di più: solitamente costituiti da un pezzo di corallo lavorato a goccia fasciato da un cerchietto in oro al quale è fissato lo spillo da inserire nel lobo. Degni di nota gli orecchini “a fiocco” e quelli “a palia”, mentre quelli “a torre” (formati da due tronchi di cono o piramide in lamina d’oro uniti per la base e contornati da filo sottilissimo arricchito con granuli) decantano al meglio la cura del particolare dei professionisti del settore.

Variopinti murales

Murale MontrestaI murales sono tele all’aperto. Le pareti di edifici prendono "colore" e iniziano a raccontare ai passanti storie comuni. Le sfumature calde dei gialli e dell'ocra narrano le fatiche, le denunce, di una la vita semplice fatta di piccole e grandi conquiste. Vi si leggono i malesseri, le sofferenze ma anche le speranze, la fede di una comunità. Il fenomeno culturale del muralismo ha avuto la sua maggiore espressione in quattro centri isolani: Orgosolo, San Sperate, Villamar e Serramanna. Dozzine e dozzine di pitture parlano della vita del paese, della storia e della cultura.

Mare rosso

Le reti vengono calate in mare verso i primi di maggio e vi restano fino al mese di giugno. I tonnarotti sulle barche, al comando del rais, il capo della tonnara, tirano su la rete. I tonni si dibattono, si feriscono, e quando sono sfiniti, i tonnarotti li infilzano e li issano sulle barche. Il mare si tinge di rosso. è uno spettacolo sanguinoso e crudele. L’isola di Carloforte ogni anno celebra la mattanza con una manifestazione a fine maggio, che completa gli appuntamenti con le golosità mediterranee, dopo la sagra del cuscus tabarkino che si tiene verso la fine di aprile.

Rosso alla sera

la peonia rosaC’è una Sardegna che racconta di una rosa, la rosa del Gennargentu, una peonia selvatica che con i suoi bellissimi colori purpurei, tra aprile e maggio, colora di rosso le rocce dei freschi altopiani del Gennargentu, del monte Linas e del Limbara. S’arrosa de monti, la chiamano i pastori perché cresce lontano dal mare, in alto, dove d’inverno c’è solo la neve. Un viaggiatore attento la può ammirare nel giardino botanico Linasia nell’Iglesiente  oppure partecipare a una delle tante escursioni previste durante tutto l'anno dalle associazioni di trekking e naturalistiche presenti in tutta l'isola.
Rosso è il corallo di Alghero che fa mostra di sé nelle gioiellerie e nei costumi delle donne. Ancora oggi nelle botteghe artigiane si tramanda la tradizione di un prodotto etnico, espressione millenaria, che risale al mito delle Janas: le fate tessevano fili d’oro e d’argento incastonando corallo rosso, nelle case incantate, le Domus de Janas. Il rosa è il colore della spiaggia di Budelli: dolce e calma con la sabbia dorata dai riflessi rossi dei coralli sminuzzati dal mare e dal vento. Non mancano altre magiche spiagge dove il mare profuma di cisto e lentischio e le dune sono soffici ed eleganti.

ricci di mareE il profumo di mare si ritrova a tavola, con gli spaghetti ai ricci di mare. Gli amanti della polpa rossa hanno dato vita alla sagra del bogamarì, un appuntamento annuale ad Alghero, Portoscuso e Carloforte. Una curiosità: lungo la spiaggia del Poetto a Cagliari si trovano tanti ristorantini dove lo si può gustare con il pane casereccio e del buon vino rosso.

 

 

 

Sa genti arrubia

fenicotteroI fenicotteri rosa sono antichi frequentatori del sud Sardegna, in particolare dello stagno di Molentargius e di Santa Gilla, un tempo solo in luoghi di sosta tra il Rodano e l’Africa, sono chiamati “sa genti arrubia”, la “gente rossa”. Rossa per il loro caratteristico colore poiché si nutrono di un crostaceo che contiene un pigmento porpora che assimilano con la nutrizione; e gente per il vocio tipico che assomiglia al chiacchiericcio della gente.

Su nuraghe arrubiu

Su Nuraghe Arrubiu si trova a Orroli in provincia di Nuoro. Si tratta di un complesso pentalobato, unico in Sardegna. È stato datato al XIV secolo a.C., grazie al ritrovamento di un alabastron, una ceramica micenea rinvenuta nella torre centrale, a testimonianza dei traffici commerciali della Sardegna con il resto del Mediterraneo. Il suo nome, arrubiu (in sardo rosso) viene dal colore della pietra basaltica di con cui è stato costruito e dai licheni rossi che la ricoprono.

Nuraghe Arrubiu

Le oasi

La Riserva di Monte Arcosu è l’area protetta del WWF più estesa in Italia, con 3600 ettari di superficie. La sua finalità prioritaria è la salvaguardia del Cervo sardo e del suo habitat naturale, nonché di altri esemplari di fauna e flora. Anche il daino è stato in passato largamente diffuso. Attualmente è una specie rara in ambito regionale ma è presente nella Foresta demaniale di Porto Conte e nella foresta di Assai, presso Neoneli. Per non far prevalere una specie sull’altra, daini e cervi vivono in aree recintate. Ricordiamo anche il Parco Nazionale dell’arcipelago della Maddalena e quello di Villasimius, costituiti per la salvaguardia delle specie marine, come il delfino e la tartaruga marina. Infine il Parco nazionale dell’Asinara, situato nell’isola “dei detenuti”, ora regno dell’asinello bianco.

Verde Meraviglia

Esiste una Sardegna poco conosciuta, intrisa di un verde meraviglioso e nascosta alla maggior parte dei visitatori, quella della natura, dei boschi e delle foreste.
La superficie verde copre più della metà dell’isola e celebrando le grandi foreste del nord-est, ideali per lunghe passeggiate e per il trekking, ecco quella del Monte Pisanu (1994 ettari): in provincia di Sassari, protetta dal 1886, la presenza di tassi millenari che nel 1994 sono stati dichiarati Monumento Naturale la rende ancor più particolare.
Vicino Sassari si trova la foresta di Monte Lerno (2853 ettari), la cui vegetazione è caratterizzata da boschi di leccio, da fillirea, cisto, erica e corbezzolo, sovrastati da imponenti sugherete di rara bellezza. Nel territorio di Orgosolo, in provincia di Nuoro, si estende per 4586 ettari la foresta di Montes, caratterizzata da una rigogliosa lecceta d’alto fusto plurisecolare (in tutto il Mediterraneo non se ne trovano esempi simili, né per estensione, né per caratteristiche).
Paradisiaco è anche lo scenario della Costa Verde, così chiamata per via della ricchissima vegetazione di lentischio, ginestra, corbezzolo e ginepro che scende dalle montagne fino al mare fra valli e dune di sabbia. Si estende sul versante occidentale dell’isola per circa 47 chilometri, in un susseguirsi di splendide spiagge, interrotte da cale rocciose, scure ed imponenti scogliere che scendono a picco sul mare e deserti di sabbia intercalati dalla profumata macchia mediterranea. Sardegna, non solo mare. Ma... non dimentichiamo i colori della costa Smeralda, più verde dello smeraldo puro, incastonata nella macchia mediterranea tra campi da golf e laghetti splendenti, tra lembi di costa tra i più romantici esistenti al mondo e mitiche ville nascoste da ulivi e palme esotiche.

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