Carruba, Garrofa, Silibba, Silimba, Thilibba, Thilimba
Il carrubo è un arbusto sempreverde con chioma tondeggiante e espansa. In Sardegna è conosciuto come Silibba e s
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Limoni, mandarini, clementine e arance di ogni varietà dipingono il paesaggio di tutta la Sardegna. Non c'è giardino o orto, anche urbano, che non sfavilla con il suo agrume preferito.
Ma c'è un luogo magico, nel paese di Milis, dove gli agrumi hanno un sapore particolare. Superando un Portale Neogotico di pietra arenaria bianca e trachite rossa, voluto dai Marchesi Boyl, ci ritroviamo nel Bosco di Villaflor, oggi prestigiosa tenuta agrumicola, dove si può visitare S’ortu de is paras, l'orto dei frati. Furono i monaci camaldolesi dell'ordine di San Benedetto, che nel XIII secolo “colonizzarono” il territorio, dando all’economia locale l'identità della coltivazione degli agrumi.
Il limoncello è un liquore di fine pasto, semplice e gustoso a base di limoni. Prodotto in tutto il Mediterraneo, non poteva non avere un posto d'onore in Sardegna, dove ancora oggi si prepara in modo artigianale tra le mura domestiche.
Il sole e l'estate vengono catturati dentro una bottiglia di vetro insieme al profumo del limone, dei fiori e delle sue foglie. Una volta aperta c'è una vera esplosione di aromi, di profumi e di emozioni.
Apprezzato per le sue proprietà digestive e rinfrescanti, il limoncello si può gustare liscio oppure ghiacciato.
Quando portiamo in tavola un cibo colorato facciamo un grande regalo ai nostri commensali perché i colori suscitano emozioni inaspettate, anticipando la percezione del gusto e sollecitando l'appetito.
In alcune culture antiche i sapori venivano, addirittura classificati con i colori: il rosso per l’amaro, il giallo per il dolce, il verde per l'acido, il blu per il salato, il bianco per il piccante.
Solo nell'Ottocento Dumas, nel “Grande dizionario di cucina”, elaborò una teoria dei cibi colorati, sostenendo che i diversi colori cambiano l'umore stimolando più o meno l'appetito.
In Sardegna, fino a qualche decennio fa, ogni famiglia aveva l'orto domestico, generoso di frutta e verdura colorata in ogni stagione. Le nostre nonne e mamme, anche se ignare di queste teorie, utilizzavano ingredienti vegetali per colorare i cibi con pochi trucchi culinari riuscivano solleticare l'appetito di tutti, anche quello dei piccoli un po' inappetenti.
Le cipolle rosse, le carote, le bietole, le zucchine, i cavoli viola, i finocchi... ancora oggi, sono gli ingredienti ideali per colorare la pasta fatta a mano, le uova pasquali, il riso o semplicemente per guarnire piatti e dare loro un aspetto invitante.
Che dire... anche l'occhio vuole la sua parte ♥
InsulaGolosaRicette consiglia di scegliere sempre prodotti ortofrutticoli locali e freschi, perché le proprietà organolettiche, salutari per la nostra salute, si mantengono intatte solo per qualche giorno.
Nel mondo contadino, la zucca era considerata il maiale degli ortaggi. Nulla veniva sprecato, si consumava tutto: la buccia, la polpa, i semi, i fiori e le foglie fresche.
Ogni varietà aveva la sua peculiarità: quella a fiasco veniva svuotata e fatta essiccare, diventando un contenitore per mille usi: una sorta di borraccia per il vino, uno strumento musicale, un oggetto scaccia-spiriti. Artigiani esperti, ancora oggi, decorano le zucche con motivi antropomorfi e fantastici.
Degna di nota anche la zucca gialla. Un antico proverbio ci spiega tutta la sua bontà: "La zucca gialla non canta, non suona e non balla, ma per chi sa cucinarla canta, suona e balla!".
Usanza vuole che, dopo la raccolta di inizio autunno, la zucca gialla venga lasciata ad asciugare, per almeno 3 settimane, in un ambiente ventilato, al riparo dalle piogge e dall'umidità della notte. Così facendo si conserverà bene fino all'inverno inoltrato esaltandone il sapore e la consistenza della sua polpa.
Per tutto l'inverno fino ad aprile inoltrato, nel Campidano cagliaritano è facile scorgere intere distese di eleganti boccioli verdi con sfumature violacee, fieri si mantengono eretti, sotto i frequenti venti di scirocco e maestrale. Non sono tulipani, non sono orchidee, ma sono gli ortaggi più amati dai sardi, i carciofi spinosi.
Belli e saporiti sono il vanto della nostra terra. A dir il vero c'è anche il rovescio della medaglia: nel parlare comune, quando si vuol sminuir qualcuno, si dice "Parisi una cancioffa", ovvero "Sembri un carciofo".
Non so spiegare il perché di questi antipodi, forse dipende dal fatto che il carciofo, per quanto bello sia appena sbocciato, si rovina facilmente e le sue spine sono molto fastidiose.
L'unica cosa certa è che i carciofi sono molto saporiti. Il loro profumo, intenso e floreale, si unisce perfettamente alla loro consistenza, tenera e croccante. Inoltre il loro gusto, amarognolo e dolciastro insieme, è una caratteristica che li rende molto versatili in cucina.
Il carciofo è un ortaggio originario del bacino del Mediterraneo. Ne abbiamo testimonianze nella civiltà egizia e greca. Fu coltivato anche nel periodo romano per le sue proprietà gastronomiche e salutistiche. L'odierno nome del carciofo deriva forse dalla parola araba Harsciof o Al-Kharsuf che significa spina di terra e pianta che punge. Ci hanno sempre fatto credere che il carciofo fosse un ortaggio di aspetto poco bello per via delle sue spine appuntite, ma la leggenda ci racconta un'altra storia.
Riscoprire il gusto di andare per campi e boschi, respirare l'aria fresca, sentire il rumore del vento tra gli alberi è un'esperienza che rigenera la mente e il fisico.
Quando ero bambina, la domenica mio padre mi svegliava all'alba e insieme andavamo in campagna a piedi. Lui andava avanti sicuro su un sentiero in collina ed io, felice, lo seguivo. Ricordo ancora la luce del sole che nasceva luminoso e ogni volta che ritorno su quel sentiero ripenso a lui e a quante occasioni perse, sono seguite dopo.
Ma ora è tempo di tornare a "casa", dalla Madre terra che ci regala sempre un'alba, un bosco da ammirare, una distesa di fiori di campo da fotografare, una miriade di erbe spontanee da raccogliere e gustare.
Unica raccomandazione per i nuovi amanti del cibo spontaneo: rispetto assoluto. Raccogliete solo le erbe commestibili che conoscete perfettamente, se avete dubbi andate oltre. Raccoglietele sempre con parsimonia per dare loro la possibilità di rinnovarsi, e dare a noi una prossima "volta".
Le stagioni scandiscono la vita nei campi e nei rilievi più alti. Il paesaggio si modifica, si confonde e si trasforma, le piante e gli arbusti seguono il ciclo del sole e dell'acqua. E ogni stagione raccoglie le sue piante aromatiche e le erbe odorose che impreziosiscono i piatti della tradizione.
La Sardegna ha una peculiarità unica nel suo genere, ha la fortuna di produrre essenze rare e particolari, poiché essendo un'isola ha mantenuto degli endemismi autoctoni preziosi.
InsulaGolosaRicette rende omaggio alle erbe aromatiche per la loro doppia valenza di ingredienti di cucina e di magia.
... inizia a trovarne alcune nel menù: Aglio Selvatico, Alloro, Asparago Selvatico, Borragine, Capperi, Crescione d'acqua, Finocchio Selvatico, Mirto, Rosmarino, Timo, Zafferano
Mancano nell'elenco tante altre come... salvia, mentuccia, elicriso, ortica, cardo selvatico, lentisco, iperico... seguici nella nostra ricerca...
E’ un po’ strano pensare di non aver conosciuto i miei nonni se non Nonna Totona, così la chiamavano le sue amiche de sa Costera a Iglesias. Non ho conosciuto neanche Nonno Attilio, suo marito. Così come Nonna Chiara e Nonno Giovanni, i genitori di mia mamma. Ma i ricordi non mancano, sono stampati nella memoria dai racconti e dalle immag
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