Archimissa, Ispigula areste, Spigu
In primavera, nella macchia mediterranea più selvaggia, tra il cisto e il lentisco, spuntano i fiori viola- bluastri d
Nelle sere d'inverno, davanti al camino con il fuoco acceso, non c'è niente di meglio che riproporre i colori e i sapori dell'estate, gustando le ciliegie sotto spirito. Perfette sopra i dolci, ottime come aperitivo, le ciliegie sotto spirito sono un'occasione di intrattenimento e di convivialità con i nostri amici. Per ottenere un buon risultato dobbiamo utilizzare solo materie prime locali: ottime le ciliegie di Burcei, rosse e polpose e deliziose quelle di Villacidro, arancioni e perlate, un po' amarognole, buonissime quelle di Desulo. L'acquavite deve essere rigorosamente di vino perché la chiacchiera del gusto si sposa sempre bene con il buon vivere nostrano.
InsulaGolosaRicette propone la ricetta più semplice per affogare le ciliegie nello spirito... nella panna, nel cioccolato e nei dolci tutti.
Gli antichi dicevano che le ciliegie appartengono agli uccelli.
Noi, poveri umani, dobbiamo semplicemente accontentarci di quelle che loro ci lasciano...
Ricordate quante volte da piccoli ci siamo arrampicati sugli alberi per gustare le ciliegie?
Mio nonno, in campagna, aveva tantissimi ciliegi e ogni primavera era una festa. Con le mie sorelline intrecciavo collane e orecchini da esibire con puerile vanità e qualche volta ci veniva pure il mal di pancia per tutte quelle ciliegie che avevamo ingurgitato. Che tempi!
Così quando Anna Pittau, la dolce jana di Villacidro, mi ha raccontato di un dolce con le ciliegie, ho rivissuto quei giorni di bambina.
E subito dopo, mi sono rivista, adulta, a passeggiare sù per i monti di Villacidro, fino alla Valle di Villascema dove la gente del posto coltiva i ciliegi dai frutti colore arancio perlato e un po' amarognoli, ma molto gradevoli. Appartengono alla specie del "prunus cerasus" o ciliegio acido, una specie selvatica molto presente in Sardegna da cui discendono le varietà da frutto conosciute come amarene, marasche e visciole.
All'ombra dei ciliegi di Villascema si trova anche la chiesetta campestre di San Giuseppe; fu costruita nel 1744 per volere del signorotto spagnolo, Lucifero Piras. Passò, poi, in eredità agli eredi con il vincolo che venisse aperta in occasione della festa del Santo. Ancora oggi ogni anno, nel mese di giugno, la chiesetta viene aperta ai fedeli, e nella piazzetta si offrono le gustose ciliegie.
InsulaGolosaRicette ringrazia Anna Pittau per la sua ricetta: la Sbriciolata di ciliegie di Villacidro.
La primavera è arrivata. I suoi colori inondano i giardini, le siepi e le campagne tutte. Tra le erbe selvatiche e urticanti si intravedono piccoli cuori rossi, dal profumo intenso: sono le tanto amate fragole rosse, simbolo dell'amore e della felicità.
I Romani le chiamavano "fragrans", per il profumo, mentre i francesi furono i primi a coltivarle. Nel 1368, estirparono oltre 1200 piante di fragole selvatiche per coltivarle nei giardini di Louvre a Parigi, dando così inizio alla loro coltivazione e studio botanico.
Un estratto dalla Historia plantarum, manoscritto di fine XIV secolo, contenente descrizioni di piante, minerali e animali con particolare riferimento alle loro proprietà mediche e terapeutiche, recita così: “La fragola nasce nei luoghi montuosi, umidi e ombrosi. Il frutto mangiato predispone lo stomaco. Con il suo succo si fa un collutorio per la bocca contro il fetore. Se bevuto con il miele, il succo di fragola guarisce i sofferenti di asma; se bevuto con il pepe bianco, sana mirabilmente”.
In Sardegna la fragola è uno dei primi prodotti coltivati nella bonifica di Arborea, risalente agli anni '30, ed ancora oggi è una coltivazione tipica dell'arborense.
Ogni anno, nel mese di aprile, Arborea omaggia questo particolare "frutto" con una sagra dove è possibile degustare e acquistare fragole confezionate in cassette di cartone colorato, confetture di fragole e tantissimi dolci a base di fragole.
Per noi isolani, sognatori e golosi, l'inizio della primavera è sinonimo di fragole, ma solo quelle di Arborea, rosse, gustose, la cui bontà non trova eguali.
Non se ne dispiacciano i nostri connazionali del Nord Italia. Dopotutto ad Arborea le fragole sono coltivate dai discendenti dei coloni che intorno al 1928 arrivarono dal Veneto e Piemonte per praticare l'agricoltura e l'allevamento di bestiame.
Pensate che la fragola è stata uno dei primissimi prodotti coltivati nella bonifica di Arborea, e ancora oggi la sua coltivazione è tipica ed esclusiva di quel territorio. La varietà più coltivata è Nabila, dal sapore molto gradevole e con una buona componente zuccherina.
La fragola è un frutto aggregato, dall’insieme di semi che le compongono. E' ricchissima di vitamine A, B1, B2, e soprattutto C, fosforo, calcio, ferro, pectine, flavonoidi e acido salicilico. Quindi non sentiamoci in colpa se ne mangiamo in quantità, abbiamo un perfetto alibi.
Nelle sere silenziose quando il vento è calato, i pescatori raggiungono le piccole barche nel porticciolo illuminato solo dai lampioni. Un'altra notte fuori casa, sulle acque più profonde, alla ricerca dei calamari che, attratti dalle luci dei fari artificiali delle barche, si fanno pescare facilmente.
Al mercato del pesce si vendono bene. Le donne di prima mattina vanno in pescheria per scegliere i pezzi migliori.
In cucina inizia il rito della pulizia dei calamari. Si toglie l'osso interno, trasparente e filiforme e le interiora, facendo attenzione a non rompere la sacca con l'inchiostro. Con l'aiuto di forbici si tolgono gli occhi e il becco al centro della raggiera dei tentacoli e poi la pelle. Infine un risciacquo veloce sotto l'acqua corrente.
Per evitare di avere la carne gommosa la cottura deve essere breve, in qualsiasi modo li vogliamo cucinare.
InsulaGolosaRicette ha fatto un giro per l'isola e ha trovato una ricetta marinara del nord, i calamari ripieni alla sassarese, un secondo piatto delicato ed elegante, ottimo per i pranzi e le cene di prestigio. La tradizione vuole che sia presente nel menù del pranzo di Natale o nella cena di San Silvestro.
Esiste un'isola nell'isola dove la gente passeggia nei carrugi e parla il tabarkino. Le botteghe lungo mare profumano di focaccia genovese e le case sembrano fatte di marzapane, colorate di rosa e di verde smeraldo. E' l'isola di San Pietro che si accompagna all'isola gemella di Sant'Antioco, figlie di Tabarka e di Genova.
Arrivare a Carloforte in traghetto è un'esperienza magica, se poi si arriva alla sera con il tramonto è ancora meglio. Il sole inonda di luce gli antichi palazzi e le barche dei pescatori, dipingendo tutto intorno un alone di serenità e di vacanza.
Se si parte da Calasetta ci si lascia alle spalle il villaggio bianco e azzurro, tipico del Mediterraneo e ci si immerge nell'antico sapore di mare tutto isolano.
Piccoli pesci da scoglio, colorati di rosa e arancio, come i loro cugini salmoni, si divertono a nascondersi nelle grotte sott'acqua.
Sono le triglie di scoglio, molto apprezzate per le loro carni pregiate. Vengono pescate in tutto il Mediterraneo, per soddisfare la creatività di chef e cuoche di casa, in tutte le località che si affacciano alla costa.
In Sardegna la triglia da scoglio viene preferita a quella di fango per il suo sapore più deciso. Un detto sardo recita: No es donzi die a triglia, non si mangia triglie tutti i giorni, a testimonianza della preziosità del prodotto.
Diverse ricette rendono onore a questo pesce; tra le tante InsulaGolosaRicette propone la Triglia alla Vernaccia, da realizzare con ingredienti tipicamente locali: la triglia sarda e la stupenda Vernaccia di Oristano.
Tanti paesi, tanti nomi diversi... per indicare la stessa cosa.
Sì, in Sardegna siamo così, non siamo confusi ma ci piace localizzare e personalizzare dalla notte dei tempi. Prima ancora dell'invenzione dei satelliti e delle mappe digitali.
Ogni paese è un mondo a sé, con la sua parlata, le sue usanze e i suoi piatti. Fate una prova ... sul campo! Mettete gli scarponcini e andate a gironzolare per le campagne sarde, troverete tante erbette selvatiche "ribelli" che cambiano nome a seconda delle zone, che siano montagne o scogliere vicino al mare.
Chiedete agli anziani il nome, ad esempio del Tarassaco Comune o Dente di Leone, dal fiore giallo come il sole. Vi risponderanno: piascialettu, zangune riestu, camingioni, gicoria burda, zicoria burda, zizziolu.
Forse è un'eredità lasciata dai popoli del Mediterraneo con i quali avevamo scambi commerciali e culturali. Per gli antichi greci il termine Tarassaco significava "rimedio per ogni male" per le sue proprietà curative, per gli arabi "erba amara" per il sapore pungente, per i monaci medioevali "cicoria selvatica", perché molto simile alla cicoria comune, dal fiore color indaco.
Nell'isola di Sardegna soffia il vento. Sempre. Che sia maestrale o libeccio, scirocco o grecale, poco importa. Noi sardi lo amiamo. Il vento ci porta i profumo del mare e i sentori del bosco anche quando siamo in città. Ci scompiglia i capelli e ci soffia nelle orecchie. Ci sconvolge l'umore, a
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