L'agrifoglio, simbolo dell'inverno e del Natale, è stata considerata una pianta portafortuna ancor prima del Cristianesimo. Si credeva proteggesse
...Una manciata di foglie di menta, un'altra di foglie di basilico e un po' di magia sono gli ingredienti base per preparare gli "spiriti" estivi che si gustano d'inverno e perché no, anche nell'estate dell'anno dopo!
Nel balcone o nel giardino di casa non mancano mai le piante aromatiche come il rosmarino, il prezzemolo, la salvia... il basilico e la menta. Le foglie verdi emanano un dolce profumo che si spande nell'aria e a noi non ci resta che catturarlo e imbottigliarlo per l'inverno.
Questa è la volta delle aromatiche più frizzanti e profumate: la menta e il basilico!
FICHI SARDI GUSTOSI E SAPORITI
1,2 kg di fichi
400 gr di zucchero
2 limoni
Eliminate la buccia dai fichi, divideteli a metà e metterli nel frullatore. Aggiungete lo zucchero e il succo dei limoni, cuocete a fuoco lento per circa 45 minuti, fino a quando i fichi saranno completamente sfaldati. Lasciate riposare per 5 minuti poi invasare, chiudete bene.
I vasetti, appena lavati, vanno sterilizzati col calore. La marmellata o la confettura va versata nei contenitori ancora bollente, i vasetti vanno ben riempiti, fino ad un centimetro dal bordo, chiusi e quindi capovolti fino al raffreddamento.
Un consiglio: per una variante gustosa: fare tostate 100 g di mandorle sbucciate e private della pellicina che le ricopre. Unitele alla confettura a metà cottura. Proseguite la cottura come indicato nella ricetta
L'autunno è alle porte ma la temperatura è ancora alta nell'isola di Sardegna. In campagna le verdi pale dei fichi d'India si colorano con i frutti spinosi dalla polpa succosa e saporita.
Anticamente erano le donne che, munite de sa cannuga, andavano a raccogliere questi meravigliosi frutti esotici, subito dopo i temporali di fine estate, perché una credenza popolare vuole che i fichi bagnati dalla pioggia siano molto più buoni.
Sa cannuga è un bastone realizzato con una canna (abbastanza lunga), alla cui sommità si incidono tre tagli che vengono "fermati", all'interno con un sasso e all'eterno con un fil di ferro. Si crea così una sorta di mano aperta che "acchiappa" il fico; facendo, poi, ruotare il bastone su se stesso, si riesce a tenerlo intrappolato, staccandolo dalla pala, senza farlo cadere in mezzo alla pianta spinosa.
Tradizione vuole che i fichi d'India vengano adagiati delicatamente sull'erba secca e "spazzolati" con una scopa di ramoscelli di lentisco, in modo da eliminare gran parte delle spine.
InsulaGolosaRicette vi consiglia di fare l'esperienza della raccolta dei fichi d'India, perché è molto divertente; magari chiedete consigli su come realizzare sa cannuga, quali fichi preferire in base alla maturazione e la tecnica di raccolta. I più esperti sono gli anziani, ma è tempo di passare il testimone, ora spetta a noi, custodire quest'arte antica.
Agosto è arrivato, ed è tempo di cogliere la prima ... mela di Lanusei, quella croccante dal gusto aromatico e delizioso che stuzzica il palato, accende la vista e seduce il tatto.
Non poteva che crescere in un paradiso terrestre che si chiama Ogliastra. In inverno la brezza del mare incontra il gelo della neve del Gennargentu, l'aria si fa fitta e pungente fino a diradarsi dolcemente nelle calde estati quando l'orizzonte si tinge di azzurro verso il mar Tirreno. E' questo il periodo ideale della raccolta delle mele royal gala, una varietà che viene prodotta seguendo tecniche antiche e conoscenze moderne dall'Azienda Agricola Pisano Matteo, una giovane realtà locale che ha scommesso sulle potenzialità del territorio e sulle capacità imprenditoriali della sua gente.
La mela royal gala si presta bene alla cottura ed è indicata per le confetture da colazione o per i dolci da forno, come crostate e strudel nostrani.
InsulaGolosaRicette vi propone la ricetta della Confettura di mele royal gala ♥
Sino a qualche anno fa era frequente trovare nei paesi "Su Zilleri", una sorta di bar o bettola dove gli uomini passano alcune ore a parlare con gli amici e a bere vino. Era il loro passatempo dopo una giornata passata a lavorare nelle campagne.
Subito dopo la vendemmia era usanza mettere fasci di foglie di edera sulla porta delle bettole, una sorta di insegna, per avvisare gli avventori che il vino nuovo era disponibile. La raccolta dell'uva era sempre un appuntamento importante per tutta la comunità.
Certamente "Su Zilleri" non era un luogo dove le donne potevano sorseggiare del vino bianco, per via della cattiva reputazione di certi luoghi di convivialità.
Sono sicura, però, che le nostre antenate amassero un po' di libertà e che si concedessero, di tanto in tanto, un buon bicchiere di vino in compagnia delle comari. Partecipavano attivamente alla festa della vendemmia e con l'uva appena raccolta preparavano sa sapa o binu cottu e non dimenticavano la confettura di uva, uno scrigno di vitamine e fibre per tutta la famiglia, da consumare durante il freddo inverno.
Qualche tempo fa parlavo con Paola Matta, un'amica che oramai vive in Australia da diversi anni e mi raccontava come nell'immaginario comune nazionale e internazionale i piatti della tradizione isolana, sono i soliti, ovvero quelli più conosciuti dai turisti....E come sia sconcertante sapere che alcuni dei nostri piatti, siano stati messi in ombra da altre realtà enogastronomiche, solo perché queste ultime hanno avuto più forza comunicativa di noi.
Senza nulla togliere alla bontà e alla cultura enogastronomica di altre regioni italiane, in questa pagina voglio farvi un esempio a tema, quello delle lasagne al forno, per tanti un'esclusività tutta emiliana.
Per fortuna i racconti orali sono ancora un mezzo comunicativo, a dir il vero un po' obsoleto ma comunque efficace...
Poche persone della nostra generazione sanno che preparare in casa le lasagne al forno era una pratica molto in uso nelle famiglie sarde. Paola ricorda ancora, che da bambina, sua madre e le sue zie, insieme alle vicine di casa, erano spesso indaffarate a preparare le sfoglie di pasta con il mattarello: le ritagliavano e le facevano asciugare all'aria fresca vicino alle finestre.
Poi le mettevano bollire in acqua e sale e ancora calde le disponevano in teglie in strati ricoperti di sugo di pomodoro e formaggio, e le cucinavano in forno, così come quelle tanto conosciute nel resto del mondo.
Sino a qualche decennio fa, non era raro alzarsi con il canto del gallo. Tante famiglie sarde tenevano, nel cortile, le galline e ovviamente il gallo, che aveva il piacere di svegliare gli abitanti della casa e il vicinato con il suo canto. Chi ha la fortuna di vivere in campagna può godersi ancora questa sveglia, e soprattutto può gustare dei piatti realizzati con la carne di pollo ruspante che non ha nulla a che vedere con quella prodotta negli allevamenti industriali.
La Sardegna vantava la presenza della Gallina Sarda, una specie, forse estinta, a causa del progresso e degli incroci selvaggi. Rimane la speranza di poterla ritrovare, in qualche remoto pollaio dell’isola.... Faccio un appello per ritrovarla... e se qualcuno di voi può darmi informazioni, ve ne sarei molto grata.
InsulaGolosaRicette vi propone una ricetta tanto amata nella mia famiglia, Pollastro con pomodorini, un secondo piatto gustoso e succoso, che riporta alla memoria i pranzi domenicali nella casa di campagna...
Il sole irradia luce già dal primo mattino. Sento la carezza del vento di scirocco che porta i profumi della prima estate, sentore di elicriso e salsedine, di rosmarino e rose selvatiche.
Vorrei addormentarmi sulla sabbia della mia spiaggia preferita e aspettare che le onde della risacca mi sveglino dolcemente. Quanti sogni ho fatto su quella spiaggia, quanti viaggi ho immaginato solo guardando l'orizzonte lontano, dove il blu del mare ha il colore dell'inchiostro più scuro.
Lì dove il cielo si unisce all'acqua, per secoli fenici, romani, spagnoli, e pirati saraceni hanno scorrazzato fino a raggiungere le coste dove popoli più eletti avevano costruito pozzi sacri, nuraghi e non ultime le tonnare.
Epopee di genti che nel bene e nel male hanno disegnato la nostra vita, la nostra storia e la nostra cultura enogastronomica.
Il calendario ci dice che l'autunno è alle porte ma per noi sardi, ribelli e testardi, è ancora tempo di sole. L'estate è un sentimento che avvolge, difficile da allontanare. Ne siamo sempre innamorati. É un desiderio quasi fisico, vogliamo il sole luminoso della bella stagione, dei suoi profumi e delle sue promesse.
Così spalanchiamo le finestre della cucina e facciamo entrare la luce del primo mattino che illumina gli oggetti e le pareti! L'autunno è per noi ancora lontano, avrà tempo di farci compagnia.
Catturiamo le fragranze e le essenze estive della terra e prepariamo insieme a voi, un piatto antico dal sapore del sole di Sardegna, da conservare e consumare anche nelle giornate più fredde dell'anno.
La Sardegna è una terra misteriosa. Il suo paesaggio è una distesa di prati e di foreste, dove anticamente gli unici viandanti erano i pastori. Portavano le greggi dai monti del Gennargentu, molto fredde in inverno, fino ai pascoli pianeggianti del Campidano e del Sulcis Iglesiente, molto più miti e fer
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