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Ruju che frusciu
(rosso come le bacche del pungitopo)

Pungitopo

Nel freddo dell'inverno, la macchia mediterranea e il sottobosco si macchiano di rosso.

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Carnevale, ogni dolce vale

Casalinghe disperate... mai♥

S'arramadura

Piccoli paesi, borghi antichi, centri quasi disabitati, città metropolitane... in Sardegna ogni comunità ha il suo santo, o la sua santa, da venerare e da omaggiare con sagre e feste a loro dedicate.

S'arramadura

Tra le tante curiosità che InsulaGolosaRicette può raccontarvi sulle feste religiose, abbiamo scelto S'Arramadura, perché richiama i profumi e i colori della natura.

Ma cos’è S'Arramadúra? Il termine deriva dal campidanese “arramai” ovvero ornare di frasche le chiese nelle feste, spargere fiori per le vie dove passa la processione. Una enramad o enramadura (in campidanese Arramadtura) è in Spagna ciò che in Italia si chiama fiorita o infiorata (Fonte DES di Max Leopold Wagner).

s'arramadura

Il rito antichissimo de S’Arramadura,  ovvero l'arte di spargere fiori per le vie delle processioni è molto conosciuto grazie alla festa di Sant’Efisio a Cagliari, perché è la più spettacolare. Tantissimi sono i gruppi folkloristici partecipanti e in numero molto più elevato rispetto ad altre processioni. Vediamo come si svolge.

Alcuni giorni prima dell’evento, le donne di ogni età di tanti paesi della Sardegna raccolgono le rose e separano i petali. Li tengono in un luogo fresco, nelle pallineddas di asfodelo intrecciato a mano, fino alla mattina del 1° Maggio.

E’ il giorno di inizio della grande festa a Cagliari. Nella Chiesa di Stampace dedicata al Santo, i fedeli aspettano silenziosi l’inizio della processione. Più avanti i gruppi folckoristici, in costume tipico del proprio paese, iniziano a sfilare nelle vie, anticipando il Santo.

Quando arrivano nell'ultimo tratto della processione, quello della via Roma, le donne e gli uomini cospargono le migliaia e migliaia di petali di rose, raccolte giorni addietro.

Il Santo viene quindi accolto dai fedeli su un tappeto di fiori colorato e profumato, tra gli applausi, i canti in lingua sarda e il suono delle sirene delle navi in porto.

Sant'Efisio poi prosegue fino ad arrivare a Nora, nella chiesetta a lui dedicata e luogo in cui fu martirizzato. Il 4 maggio fa rientro a Cagliari, seguito dai fedeli.

Si narra che nell’estate 1656, la città di Cagliari fosse stata colpita dalla peste; più di 10 mila persone morirono in breve tempo. L'Amministrazione comunale cagliaritana tentò di tutto, ma inutilmente. A quel punto non rimase che fare un voto a Sant'Efisio. Si pregò perché il santo liberasse la città dalla peste. E così fu.

A settembre, le abbondanti piogge fecero scomparire l’epidemia. Da l'anno successivo, 1657, fino a oggi, ininterrottamente anche sotto i bombardamenti durante la seconda guerra mondiale, il 1º Maggio si rispetta il voto fatto al Santo secoli prima.
Una nota: si scelse il mese di maggio perché simbolo della primavera e della rinascita della natura.

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Ogni anno, quindici giorni dopo Pasqua, la più antica festa religiosa di Sardegna si ripete con gli stessi riti, tra cui S'Arramadura, quale segno di devozione e rispetto verso il Santo.


La festa di Sant'Antioco si svolge nella città dell'isola più grande a sud ovest della Sardegna, Sant'Antioco appunto, con una serie di eventi e iniziative.


Le celebrazioni di Sant'Antioco Martire, patrono della Sardegna, risalirebbero infatti al 1359, quando furono rinvenute le sue spoglie nei pressi di una cavità adibita a tomba. Nelle sue vicinanze furono scoperte anche alcune catacombe risalenti al periodo tra il IV e V secolo.

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Anticamente S'Arramadura era presente anche nella festa di Sant'Antonio di Santadi, terza per longevità dopo le festa di Sant'Antioco e di Sant'Efisio. La festa, dedicata al patrono dell’Arburese e del Guspinese,  affonda le sue radici nelle fatiche contadine del XVII secolo nel territorio di Arbus. Si svolge da oltre 400 anni a partire dal primo sabato dopo il 13 giugno fino al martedì successivo,  in concomitanza, con la festa di Sant’Antonio da Padova. Come testimonia un documento custodito nell’archivio parrocchiale di San Sebastiano, risale al 1694 la prima processione che portò il simulacro del Santo, da Arbus al borgo di Sant’Antonio di Santadi dove è presente l’antichissima chiesetta a lui dedicata. 

Una leggenda vuole che al suo posto ci fosse una casa abbandonata. Gli abitanti del piccolo paese, originari di Abus raccontavano che un piccolo simulacro di Sant’Antonio, alto 60 cm, fosse stato ritrovato sugli scogli, probabilmente andato perso da una nave spagnola. Decisero di costruire una cappella e venerarvi il piccolo santo ritrovato.

Nacque così la festa in onore di Sant’Antonio da Padova, ribattezzato Sant’Antonio di Santadi in onore del paesino che lo ospitava. Santadi era nato in periodo imperiale attorno alla fattoria di un ricco proprietario terriero della vicina Neapolis. Abitata inizialmente da schiavi che si occupavano di agricoltura, durante le invasioni barbariche, si spopolò per poi ripopolarsi alla fine degli scontri.

Chi fuggiva dal borgo, trovava rifugio ad Arbus, e tornava nel borgo solo per la semina e il raccolto. Nelle fughe erano soliti portare con loro il simulacro del Santo per paura che venisse profanato. Da qui è nato il pellegrinaggio dalla chiesa di San Sebastiano ad Arbus fino alla Chiesa di Sant’Antonio di Santadi.
Si racconta anche che una volta costruita la chiesa, i fedeli avessero portato il simulacro nella Parrocchia di San Sebastiano ad Arbus, sostituendola con una più nuova, ma il giorno dopo la sostituzione la piccola statua fu ritrovata misteriosamente nella sua chiesetta originaria.

Il fatto si verificò più e più volte, decisero quindi che lì era il suo posto. Da allora il simulacro, solo nei giorni della festa, viene portato fuori dalla chiesa.

La mattina del primo giorno dopo la Santa Messa il simulacro viene collocato su un cocchio addobbato di ghirlande di fiori e di spighe di grano e inizia processione verso la borgata di Santadi.


La sera prima della processione, le donne del paese di Arbus si radunano nelle strade e nelle piazze per compiere insieme la sfioritura e la pulizia dei fiori, precedentemente raccolti in campi e nei giardini privati. Il rito antico e suggestivo prende vita: i petali vengono conservati nei cesti tradizionali per tutta la notte e la mattina seguente, uomini e donne in abito tradizionale li spargono sulla via del Santo, S’Arramadura è iniziata. All’arrivo un tappeto di petali di rose segna la via del ritorno al Santo.

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