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Sternbergia lutea

zafferanastro

In autunno la campagna si colora di toni caldi e avvolgenti. Tra i ricci spinosi delle castagne e le foglie

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Carnevale, ogni dolce vale

Casalinghe disperate... mai♥

Andarinos

fare la pasta

Tra le tante paste secche prodotte dalle donne sarde, non possiamo dimenticare gli andarini o sos andarinos, una specialità di pasta di semola di grano duro tipica di Usini, un piccolo paese vicino a Sassari.
Tutto nasce dai campi arati e soleggiati, dal lavoro dei contadini e dalle spighe di grano dorate che vengono raccolte tra i papaveri rossi. Solo con il grano sardo, coltivato secondo le antiche tradizioni, si possono realizzare specialità, degne di essere catalogate tra le eccellenze gastronomiche del mondo.
Insulagolosaricette ripropone la preparazione originale, frutto della fantasia delle donne di Usini: osservando il movimento del girello (in sardo: andarinu, zirellu, girellu) di un bambino che muove i primi passi, le donne hanno riproposto lo stesso movimento sulla pasta fresca e hanno così inventato gli andarinos.

 

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Anguli de pani

Anguli de pani

pavoncella"La Quaresima era appena iniziata Le feste di carnevale stavano diventando un ricordo sbiadito e la vita scorreva normalmente. Accadde, però, qualcosa di inaspettato: uno sconosciuto si era insinuato nella vita delle persone, così velocemente che nessuno sapeva più come allontanarlo.

Si decise allora di stare tutti a casa, nella speranza che lo sconosciuto se ne andasse improvvisamente così come era arrivato. Le strade, i negozi, le chiese, le scuole erano deserte. Nessuno si poteva avvicinare ad un altro. Le persone si guardavano silenziose dalle finestre delle case. Qualcuno pensò che cantare una melodia dal proprio balcone avrebbe reso meno tristi le persone e così, per poco tempo, il silenzio fu meno assordante.

Intanto la primavera sbocciava nelle campagne, nei giardini, e nei balconi. Nessun umano godeva di questo splendore. Gli alberi fiorivano, gli animali uscivano dal letargo invernale. Si avvicinavano indisturbati. Qualcuno raccontò che lepri e cinghiali circolavano liberi nei parchi cittadini, che si intravedevano i delfini nei porti delle città di mare, e che sulle spiagge le mareggiate avevano portato le conchiglie. La natura seguiva il suo corso come se nulla fosse accaduto.
Solo gli uomini continuavano a stare dentro casa. Ogni giorno era uguale al precedente, e così si perse il senso del tempo, fino a che una piccola Jana/s si accorse che la Pasqua era vicina e ricordò una canzone che le Janas più anziane, le cantavano spesso. La canzone diceva che ...dopo ogni notte, sorge l’alba e che dopo ogni tempesta torna sempre il sereno. Pensò che era arrivato il momento di preparare il pane pasquale, simbolo della rinascita e della vita che risorge; un dono per rendere grazie al divino e a madre terra, un buon auspicio per una vita nuova".
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A Pasqua, nell’isola di Sardegna, è tradizione preparare il pane pasquale. Con la semola e la farina di grano duro si confeziona una sorta di cestino di pane che contiene uno o più uova sode all'interno, quale simbolo della fertilità e della rinascita della natura e del divino.
Nel Campidano lo chiamano su Coccoi con su ou, mentre nel centro Sardegna, Angúli de pani.
Le donne fanno a gara per confezionare il pane più bello con decorazioni delicate e minuziose: animali, fiori, cuori, trecce impreziosiscono un cibo semplice facendolo diventare un gioiello. 

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Anguli de patata

pizza di patate sarda

L’Ogliastra, un pezzo di paradiso sulla terra, un pezzo del nostro cuore che batte forte. Forte come la tenacia dei suoi abitanti, forgiati dal tempo e dal vento, in sintonia perfetta con la natura circostante, tra una lingua di azzurro mare sul Tirreno e i boschi rigogliosi dell'entroterra.

Pensate che in questi luoghi, gli anziani festeggiano i loro compleanni con ben oltre 100 candeline. Infatti è proprio qui che sorge il piccolo borgo di Arzana, diventato Blue Zone, ovvero simbolo di longevità e qualità della vita, insieme altre 4 aree in tutto il pianeta: la penisola di Nicoya in Costa Rica, l’isola di Ikaria in Grecia, Okinawa in Giappone ed il villaggio di Loma Linda in California.

Recenti studi attestano che in questi luoghi si vive più a lungo della media, perché camminare spesso a piedi, consumare cibi genuini, avere rapporti umani intensi e sinceri, come religiosità, feste paesane e vita condivisa nella piazza del centro migliorano la vita del singolo e della comunità.


InsulaGolosaRicette vuole onorare Arzana e la sua gente, con un piatto antico che riprende eccellenze del territorio: patate, formaggio, guanciale e olivo extravergine di oliva. 

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Culurgiones dell'Ogliastra

culurgiones crudiIn Ogliastra, tra i tesori della natura e dell'archeologia, si scoprono i culurgiones, gioielli di pasta fresca, dalla forma allungata come le spighe di grano appena raccolte, che contengono un profumato ripieno di patate, pecorino fresco e menta. Ancora oggi, le donne sarde li confezionano a mano come una volta, in tutti i periodi dell'anno: per onorare i defunti a novembre o per propiziare i raccolti a fine estate. La loro forma, sa spighitta, rappresenta il simbolo del grano e della rinascita, segno di speranza per il futuro. Esistono diverse versioni di culurgiones a seconda dei paesi e delle stagioni, InsulaGolosaRicette vi propone la ricetta con il ripieno classico, da condire con burro e menta, e una spolverata di pecorino.

 

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Fregula sarda

fregola

La fregula, chiamata anche fregola o freula è un tipo di pasta di semola di grano duro che si presenta come minuscole palline. Assomiglia molto al cous cous di ispirazione araba ma è più grossa e consistente.
Nella tradizione sarda preparare la fregola era un rito vero e proprio. Le donne di casa le confezionavano a mano, seguendo gesti e movimenti circolari quasi a replicare i cicli della vita e della natura, poi la facevano asciugare al sole di mezzogiorno che profumava di brezza marina. Oggi è diventato patrimonio immateriale della cultura sarda.
Si fa una distinzione tra fregola grossa e fine a seconda delle dimensioni delle palline, e se ne fa un uso diverso. La fregola grossa viene utilizzata per minestre asciutte o condita con sughi marinari come il ragù di cernia, i calamari o con la bottarga; quella fine semplicemente in brodo.
InsulaGolosaRicette vi spiega i piccoli segreti per fare la fregula.

 

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Gallette del marinaio

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Poveri marinai, gliene dicono di ogni: «Marinai, donne e guai», «Promesse da marinaio», «I marinai baciano e se ne vanno», lasciandoci immaginare una vita in mare piena di avventure e spensieratezza. 

Ma il mare, come la vita, non è sempre calmo; un proverbio sardo dice: Su marineri si bie(de) in sa burrasca ovvero il marinaio si riconosce nella burrasca, intendendo che per affrontare la vita, bisogna avere talento.

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Maccarrones de Busa

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Nella Sardegna più intima e selvaggia nascono i tradizionali maccarrones de busa o a ferritus, ovvero  i bucatini al ferretto, così chiamati perché si preparano in maniera molto originale, utilizzando i ferri da calza che in sardo si chiamano appunto "busa" o "ferrittus. Sono un tipo di pasta tipica barbaricina dalla forma allungata, ottimi per primi piatti, saporiti e gustosi, dal sapore rustico. La pasta "bucata" consente di raccogliere quanto più condimento possibile, come i sughi al cinghiale e all'agnello o più semplicemente olio e pecorino grattugiato. Si accompagnano benissimo con vini rossi robusti come Cannonau, Monica, Mandrolisai e Carignano.

 

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Modditzosu

moddizzosu, paneNei tempi addietro, in ogni casa, in sa domu, non mancava mai la catasta di legna da ardere. Periodicamente gli uomini rientravano dalla campagna con cassette di legna già tagliata e pronta per essere impilata, al riparo della pioggia e del vento, solitamente vicino al forno per fare il pane.

La legna era diversa, a seconda degli alberi che circondavano la casa, sicuramente proveniva da alberi da frutto come olivo, castagno o ciliegio, ma anche di acacia, quercia e pioppo. La legna veniva utilizzata per riscaldare la casa ma soprattutto per il forno a legna, il tempio del pane fatto in casa. Tanti tipi di legno invece erano vietati, in parte perché velenosi come l'oleandro oppure perché producevano troppe scintille come il pino quindi fastidiosi , o ancora perché puzzavano come il legno del fico.

Ma tra quelli considerati "buoni", in Sardegna ha un posto d'onore il lentisco, in sardo moddizzi, un arbusto della macchia mediterranea, che veniva utilizzato per riscaldare il forno e per "spazzolarlo" dalla cenere, prima di infornare il pane. Con i suoi rami, fitti di foglie si preparavano delle scope per la pulizia del forno, che rilasciavano un profumo inebriante di essenze preziose.

Secondo un'antica credenza, un tipico pane del sud dell'isola prende il nome proprio dal lentisco, ragion per cui si chiamerebbe Modditzosu.

Esistono diverse ricette, InsulaGolosaRicette ha scelto quella a due impasti, per fare il pane casereccio profumato di lentisco, dalla forma rotonda, morbido e soffice all'interno ma con la crosta croccante.

 

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Modditzosu Ogliastrino

Modditzosu ogliastrino

Su Modditzosu è un tipico pane del sud dell'isola e si dice che prenda il nome da un arbusto sempreverde, aromatico e resinoso chiamato in sardo Modditsi, Moddicci, Moddizzi ovvero il lentisco.

Anticamente i ramoscelli del lentisco venivano utilizzati per pulire il forno del pane. A contatto con il calore del fuoco rilasciavano la loro fragranza insaporendo così il pane e esaltandone pure la bontà.

Ma.... c'è sempre un ma... nel centro Sardegna e precisamente in Ogliastra lo stesso termine Moddiztosu significa Soffice così come il pane che, dalla notte dei tempi, si produce in questo territorio.

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Panadas

Panada

La Sardegna è un'isola meravigliosa, non solo per le sue fantastiche spiagge baciate dal mare cristallino o per i suoi boschi verdeggianti, ma anche per i suoi piatti che raccontano storie millenarie, di uomini e donne dedite alla pastorizia, all'agricoltura e alla pesca. Nel cassetto degli archivi della memoria ho trovato la Panada Antiga.

Secondo gli archeologi e gli studiosi di enogastronomia la Panada era già conosciuta dalle genti nuragiche dell'età del bronzo, che preparavano una versione prettamente agro-postorale, a base di carne e verdure.

Tuttavia il termine "Panare" o "impanare" che significa avvolgere gli alimenti in una sfoglia di pasta di pane azzimo, è molto simile a "empanada", termine spagnolo.
Non dimentichiamo che la dominazione spagnola in Sardegna durò ben 4 secoli e fu capace di influenzare e cambiare molte abitudini consolidate
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La panada, timballo o calzone, era un tipo di preparazione molto in voga nel Medioevo. L'influenza spagnola fu capace di modificarne il gusto e la forma. Ci sono tantissimi riferimenti anche alla cucina classica medioevale italiana dove si sovrapponevano i sapori fino a coprire il gusto originario degli ingredienti con doppie cotture. Gli spagnoli prediligevano l'empanada con il ripieno di cozze o di pesci vari o di legumi, abbandonando quasi del tutto la carne.
Questi cambiamenti non vennero apprezzati dal popolo sardo che, non curante, continuò a preparare l’antica ricetta, aggiungendo, però un tocco di eleganza quasi rinascimentale con “sa considura”, ovvero la cucitura, una sorta di ricamo di pasta attorcigliata che blocca il contenuto all'interno della pasta.

La panada riprende così le sue origini di piatto semplice agro-pastorale concepito però come un "oggetto da trasportare": contiene del cibo che si cuoce e che si può consumare tutto. 

Risponde quindi alle esigenze della vita in campagna ma anche alle nuove regole del galateo, perché costituisce una porzione individuale da servire più facilmente a tavola. 

Pensate alla Panada di Oschiri nel Sassarese, piccola ed elegante, ripiena di carne di maiale, piselli freschi o altri ingredienti a seconda della stagione o alla Panada di Cuglieri, nell'oristanese, anch'essa di piccole dimensioni, ripiena di carne di vitello e maiale, favette e carciofi freschi.

Unica eccezione è la Panada di Assemini, molto più grande, sembra quasi una pentola di pasta, ripiena di anguille o carne di agnello e verdure fresche di stagione. Forse questa versione è la più vicina all'empanada spagnola

 

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Pane casereccio

pane casarecioNell'immaginario comune fare il pane in casa è qualcosa di molto complicato e laborioso. Forse è vero, ma credo che sia anche un'esperienza meravigliosa.

Scegliere gli ingredienti, manipolare la pasta madre, impastare, veder lievitare la pasta, darle la forma... è un processo che ha bisogno di cure, tempo e tanta pazienza. In breve di... tanta passione e amore.
Sì proprio così... più energia positiva si utilizza per preparare il pane, migliore sarà il prodotto finito.
Le nostre nonne e, prima di loro, le loro nonne, ci hanno tramandato il dono di fare il pane, consapevoli che è l'alimento più nobile che madre terra potesse regalarci. 
Per questo ringraziavano il divino, disegnando su ogni forma lievitata, il simbolo della croce.

A dir il vero il decoro ha anche una funzione pratica: facilita la cottura del pane e la consistenza della crosta esterna che separa la parte interna, molto più soffice, costituita dalla mollica.

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Pane civargiu

Pane tostato anticoNelle fredde giornate d’inverno, quando fuori sferza il maestrale c’è un unico grande desiderio comune: arrivare a casa, avvolgersi nelle morbide coperte e guardare il fuoco che ondeggia nel camino.
Le fiamme illuminano la stanza. La fantasia ci porta indietro nel tempo, a casa dei nonni.
Le donne vanno su e giù per la casa. Si sente il profumo del pane appena sfornato, quasi si materializza, così come la voglia di morderlo all'istante.

A proposito, ci hanno sempre detto che il pane caldo ci faceva venire il mal di pancia... Solo ora capisco che era una scusa per custodire quel bene tanto prezioso. Infatti di pane caldo non è mai morto nessuno ♥

Ma ora non è tempo di sognare, mettiamoci all'opera, seguendo una ricetta antica di un luogo magico che si chiama Ogliastra.

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Pane con noci sarde

pane noci

Mandorle, nocciole e noci... tanto gusto in piccoli gusci duri come la pietra. I loro alberi sono alti e maestosi, capaci di dare ombra e rifugio a tanti piccoli animali.
C'è un albero che amo in particolare, ed è quello di noce. Quando ero piccola si faceva una gara con gli altri bambini: chi riusciva a trovare, tra l'erba alta, le noci e le apriva per primo, vinceva... il premio era il gusto dolce e speziato del frutto. Qualche volta si divideva il bottino con gli altri, così si rimaneva tutti amici.
InsulaGolosaRicette ha recuperato la ricetta antica del Pane con le noci sarde, un pane così buono che non si finisce mai di gustare.

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Pane con olive

pane oliveL'autunno è ancora caldo, l'inverno si intravede solo sui monti. In collina i contadini stendono i teli per la raccolta delle olive. E' un rito antico. Ci riporta lontano, ai ricordi della Bibbia che leggevamo in parrocchia dai frati e a quelli sempre vivi della nostra fanciullezza, quando andavamo a raccogliere le olive nella campagna dei nonni. Ricordi mai sbiaditi ma sempre nitidi nella memoria.

Ancora oggi mi piace passare giornate intere a scorrazzare tra gli ulivi e a selezionare le pepite dal colore verde smeraldoviola con sfumature blu. Gioielli luminosi che si accendono tra le foglie argentate degli ulivi.

Il loro profumo si sparge dappertutto tant'è che viene la tentazione di morderle... Qualche anno fa ho conosciuto un ragazzo del nord Italia che affascinato dalle olive dell'isola, non ha resistito ad assaggiarle direttamente dall'albero e con mia grande sorpresa, le ha trovate particolarmente gustose.

Certo è, che nella mia famiglia non ho mai visto nessuno mangiare le olive così, ma le ho gustate in tantissime altre preparazioni: in salamoia, al sale, sott'olio, pestate e condite con il finocchietto selvatico....

InsulaGolosaRicette ha recuperato la ricetta originale del Pane con olive, un vezzo a cui non si può rinunciare, tanta è la bontà. Vi consigliamo di provarlo con il formaggio cremoso o con il guanciale sardo appena effettato ♥

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Pane con ricotta

paneAnticamente la ricotta di pecora era considerata il formaggio dei poveri, perché era un alimento a basso costo e facilmente reperibile in una comunità dove la figura del pastore era dominante.

Il processo produttivo della ricotta è stato tramandato di generazione in generazione, fin dai tempi remoti, secondo usi che solo i veri pastori conoscono. 
La ricotta di pecora non è proprio un formaggio ma un latticino che si produce da dicembre fino a luglio, periodo in cui le pecore vanno in asciutta e i pascoli sono più aridi.

Ed è proprio questo il periodo migliore per preparare i tanti piatti della tradizione che hanno come elemento base, la sua morbidezza e fragranza.

InsulaGolosaRicette ha trovato per voi la ricetta originale del Pane di ricotta, alimento base e prezioso nelle famiglie di tante generazioni.

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