Dedico questa pagina ai Boschi della Sardegna, da me tanto amati, proponendo un passo dello scrittore Mauro Corona. Nel suo
...Sa gimminera (il caminetto) illumina la stanza da ore. Il legno di corbezzolo, leccio e quercia scoppietta allegramente richiamando ricordi antichi che sembravano persi per sempre. Ricordi di genti e di uomini che nei secoli hanno attraversato la storia della Sardegna.
Primi tra tutti i pastori, uomini rudi e intelligenti, sempre eleganti nei loro abiti neri di velluto a coste.
Ancor oggi trascorrono gran parte della giornata destreggiandosi nell'ovile come signori d'altri tempi. Preparano il formaggio e la ricotta con la stessa maestria e disinvoltura d'un tempo.
Come vchef stellati stanno davanti ai fuochi fino a che la magia della cottura fa uscir fuori la Ricotta Mustìa, un tipo di ricotta di latte di pecora dal sapore particolare.
La sua crosta, bruna e leggermente rugosa, protegge la pasta interna bianca più tenera; e il suo gusto, tipico della ricotta viene esaltato dal profumo e dal sapore dell’affumicato, mantenendo una struttura liscia e vellutata.
Ecco la spiegazione della preparazione della Ricotta Mustia a cura di Laore Sardegna - Agenzia regionale per lo sviluppo in agricoltura:
È una ricotta affumicata, salata e stagionata di siero di latte di pecora di razza Sarda. Il colore della superficie è ambrato più o meno intenso; il colore della pasta bianco; la crosta quasi inesistente, mentre la consistenza della pasta è tenera, compatta. Ha un aroma tenue di affumicato; gusto sapido; forma cilindrica (diametro dei piatti ca. cm 16-18, altezza dello scalzo ca. cm 5-6) o con scalzo e piatti irregolarmente arrotondati portanti i segni del telo utilizzato per la pressatura; forma di “pagnotta schiacciata” (diametro medio dei “piatti” di circa 16-18 centimetri, altezza media 3-4 centimetri). Peso tra gli 800 grammi e i 2 Kg.
Il siero residuo della caseificazione del latte di pecora viene filtrato con dei teli e trasferito in caldaia, dove viene mantenuto in agitazione e scaldato. Alla temperatura di ca. 60-70°C, si sospende l’agitazione e si continua a riscaldare il siero sino alla temperatura di ca. 82-85°C sommuovendo delicatamente il siero dal basso verso l’alto con la “chiova” per agevolare l’affioramento della ricotta.
Si lascia quindi completare l’affioramento e l’ ”indurimento” del prodotto per 15 - 20 minuti e lo si trasferisce manualmente con spannarola forata in stampi cilindrici foderati internamente con un telo. Lo spurgo del siero dalla ricotta negli stampi si protrae per circa 24 ore o molto meno e viene agevolato mediante pressatura realizzata apponendo dei pesi sulla ricotta.
La ricotta viene quindi salata a secco con una passata di sale fino e posta ad affumicare su un cannicciato ubicato sul focolare (metodo tradizionale). Presso alcuni caseifici l’affumicatura viene realizzata, in 5-6 ore, in appositi affumicatoi in cui viene convogliato il fumo di piante aromatiche. Il prodotto é posto ad asciugare all’aria per due o tre giorni ed é pronto per il consumo.
La ricotta così preparata può essere conservata in luogo fresco e asciutto per circa due mesi.
Curiosità: Ottima per condire zuppe invernali o paste al sugo, la ricotta mustìa viene utilizzata per preparare antipasti a base di pane abbrustolito e verdure di stagione. Perfetta in abbinamento a vini corposi rossi
Nella tradizione gastronomica sarda la gallina ha sempre avuto un posto d'onore. Fino a qualche decennio fa esisteva perfino la gallina di razza sarda, oramai estinta a causa dell'introduzione di altre razze e soprattutto per il cambiamento della società.
Era facile trovarla nei cortili delle case campidanesi o nei stazzi contadini.
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