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Olostru, agrivoddu

Agrifoglio

L'agrifoglio, simbolo dell'inverno e del Natale, è stata considerata una pianta portafortuna ancor prima del Cristianesimo. Si credeva proteggesse

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Carnevale, ogni dolce vale

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Torbato di Alghero

TorbatoIl vitigno a bacca bianca Torbato di Alghero, in dialetto Cuscosedda, è presente nell'isola solo nella zona di Alghero. Vinificato in purezza per ottenere l’omonimo vino e successivamente la base per un tipo spumante, entrambi compresi nella DOC Alghero. Il vino Torbato di Alghero è di origine catalana, significativamente rilevata nel catalogo del vivaio di Villa d'Orri, creato dal Marchese Manca di Villahermosa, in cui questo vitigno viene indicato come Vitis iberica e con i nomi dialettali di uva catalana o Turbat. Assai pregiato, viene prodotto in quantità limitata vista la delicatezza del vitigno tanto che la produzione non è regolare. Vivo e rinfrescante al palato, si presenta di un colore giallo paglierino dal sapore secco, con sensazioni olfattive  dalle note marine e minerali, con intensi accenni di fiori e frutta bianca. Raggiunge una gradazione alcolica di 11,5 gradi.
Ideale per un aperitivo informale e ottimo per accompagnare piatti di pesce della cucina tipica mediterranea.

 
 
Note storiche: Cettolini (1897) lo indica con i sinonimi di Razola e Cuscosedda (varietà già citate da Manca dell’Arca nel 1870), Trobadu e Vitis iberica, mentre Cara (1909) riferisce di una prevalente diffusione del vitigno nell’algherese con il nome di Turbat. Mameli (1933) conferma che la coltivazione del vitigno è quasi limitata al territorio di Alghero e sottolinea come produca eccellenti vini. Bruni (1952-1960) descrive per primo la varietà dal punto di vista ampelografico studiando una pianta coltivata ad Alghero e, condividendo il giudizio di Mameli sulla peculiarità e specialità del vino, ne suggerisce la diffusione soprattutto in provincia di Sassari. Il vitigno viene poi citato in diverse liste dei vitigni coltivati nel mondo, mentre nuove informazioni ampelografiche ed enologiche sono pubblicate da Vitagliano (1971), Vodret (1993), Deidda (1994) e da Calò et al. (2001).
(Fonte: Vitigni della Sardegna a cura di Gianni Nieddu)
 

 

 

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