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Scopa mascius, sabina femina, tuvura, Era, Kastanariu, Iscoba

Erica arborea

Il paesaggio sardo, in primavera, si veste di tanti colori. Tra la macchia spuntano

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Carnevale, ogni dolce vale

Casalinghe disperate... mai♥

Star bene a tavola

Il mangiare è un piacere e, se accompagnato dalle buone maniere diventa anche alla moda. Ecco alcuni consigli di  InsulaGolosaRicette per star bene a tavola.

 


Galateo a tavola



STARE A TAVOLA
è sempre un bel star bene

Iniziamo dalle chiacchiere. La conversazione è un elemento molto importante per la buona riuscita del pranzo o della cena. Gli argomenti possono essere diversi, ma mai di politica, soprattutto locale o regionale, ne vale la vita del commensali. In Sardegna l'ospitalità è sacra ma anche la politica. In ogni caso non si può mai parlare o aprire la bocca mentre si mastica! 

Non bisogna mai riempire il piatto o la forchetta con la pietanza, ci pensa la padrona di casa a riempire oltremodo il piatto. La pietanza deve essere tagliata con garbo, un pezzetto per volta, anche se è molto invitante. Quando interrompiamo, per bere o per prendere un pezzo di pane, la forchetta deve essere posata sul piatto, col manico appoggiato all’orlo del piatto, leggermente a destra; il coltello nello stesso modo, ma col manico leggermente a sinistra. Non devono essere ma posati i manici sulla tavola e la lama o i denti della forchetta sull’orlo del piatto.

Posate sul piatto

Si può bere soltanto quando si ha la bocca vuota, avendo cura di pulirsi prima con il tovagliolo, evitando antiestetici aloni. Se si vuole bere e si abbia il bicchiere vuoto, è buona educazione versare il vino o l’acqua agli altri ospiti prima di servire se stessi.
Per i brindisi mai usare la parola “cin cin” o gesti troppo plateali: a un brindisi partecipano tutti i commensali, alzando i calici elegantemente e senza farli mai tintinnare tra di loro.

Il bon ton vuole che con le mani non si mangi nemmeno il pollo arrosto. Figuriamoci il maialetto arrosto!
Ci son però alcune eccezioni;
- per il pane civraxiu, modditzosu e simili ma non prima di averlo fatto a pezzettini senza sbriciolare, pena la decapitazione eseguita con un scopa di lentisco di Villacidro;
- per i pezzetti di formaggio stagionato o semi-stagionato, tipo grana, ma molto più buono;
- i piccoli dolci di mandorle e di formaggio, ogni paese ne sforna di diversi ogni giorno;
- i grappoli d’uva, che vanno impugnati con la mano sinistra, mentre la destra strappa gli acini e li porta alla bocca.
- Le ciliegie e le amarene di Burcei vanno afferrate per il piolo e masticate in un sol boccone, avendo poi cura di depositare sul bordo di un piattino il loro nocciolo. Allo stesso modo le fragole di Arborea e le more selvatiche, se non sono servite in una coppetta. Per tutti gli altri frutti serviranno coltello, forchetta o cucchiaio.
La scarpetta è concessa ma solo nei pranzi informali. Non potrebbe essere altrimenti. Pensate allo stufato di maiale con le olive: sprecare il suo sughetto sarebbe un delitto. Ma non affoghiamoci mai il pane pressandolo con le dita; basta spezzare un pezzetto di pane, metterlo sul piatto e infilare la forchetta, e il gioco è fatto con eleganza. È vietato anche intingere bocconi di pane nel vino e nella minestra.

E poi ci sono i cibi “strani” da mangiare con attrezzi strani.
Iniziamo. Niente mani per gli asparagi: la parte verde, più tenera, deve essere tagliata con il coltello e avvicinata con la forchetta con delicatezza.
I carciofi vanno mangiati foglia a foglia, con le dita, intingendo l’estremità tenera di ogni foglia nel condimento. Arrivati al cuore, si toglie l’eventuale peluria col coltello, tenendo il cuore fermo con la forchetta e poi si avvicinerà alla bocca, tagliato in due o tre pezzi.
Ricordiamo che per gli antipasti è vietato l’uso del coltello; dovete affidarvi alla forchetta e usare il coltello solo come appoggio. Dovete recitare, insomma.
Dato per scontato che conosciamo alla perfezione l‘utilizzo delle posate, il livello di preoccupazione sale quando ci presentano nel piatto cibi insoliti e che hanno bisogno posate ad hoc:
- c’è il coltello per il pesce, ma solo per il pesce con lisca come le orate, gli sgombri e le sardine tutte made in Sardegna;
- per l'aragosta di Alghero servono le pinze o gli schiaccianoci da utilizzare con le forchettine a due rebbi o rebbi ricurvi per i crostacei con il carapace che non vuole collaborare: aprite la strada con le pinze e poi godete del gusto con le forchettine;
- per i molluschi di Oristano serve l’apposita forchetta a tre denti corta che si pone alla destra del piatto. Si usa per asportare il mollusco dalla conchiglia che si tiene con la mano sinistra, iniziando dalla parte esterna più ampia e rotonda e procedendo verso l’interno.
- per le lumache Gesico le pinze, accompagnate anche in questo caso da una forchettina a farle uscire di “casa”.

Ricordare che il sale e gli stuzzicadenti sono banditi anche nelle tavole sarde. Gli stuzzicadenti per ovvi motivi, il sale perché utilizzarlo sarebbe come anticipare la propria morte di qualche anno visto che nella cucina sarda si usa tantissimo.

E infine i cellulari. Sono assolutamente banditi, se non in casi eccezionali.

Il buon appetito non si pronuncia mai, ma è sempre sottinteso!

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