Archimissa, Ispigula areste, Spigu
In primavera, nella macchia mediterranea più selvaggia, tra il cisto e il lentisco, spuntano i fiori viola- bluastri d
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Su casu marzu, ovvero il formaggio marcio o formaggio con i vermi, è un derivato esclusivamente di latte di pecora. Dal sapore molto particolare e piccante viene prodotto in primavera, periodo della riproduzione del moscerino del formaggio.
Ecco i prodotti delle eccellenze dell'Isola di Sardegna, che hanno avuto il riconoscimento di qualità dalle massime autorità nazionali e internazionali.
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InsulaGolosaRicette augura a tutti voi e alla sua terra, Buon Appetito ♥
Questa è la volta del Pecorino Sardo DOP
Sa gimminera (il caminetto) illumina la stanza da ore. Il legno di corbezzolo, leccio e quercia scoppietta allegramente richiamando ricordi antichi che sembravano persi per sempre. Ricordi di genti e di uomini che nei secoli hanno attraversati la storia della Sardegna.
Primi tra tutti i pastori, uomini rudi e intelligenti, sempre eleganti nei loro abiti neri di velluto a coste.
Ancor oggi trascorrono gran parte della giornata destreggiandosi nell'ovile come signori d'altri tempi. Preparano il formaggio e la ricotta con la stessa maestria e disinvoltura d'un tempo. Come veri chef stellati stanno davanti ai fuochi per ore fino a che la magia della cottura fa uscir fuori la Ricotta Mustìa, un tipo di ricotta di latte di pecora dal sapore particolare. La sua crosta, bruna e leggermente rugosa, protegge la pasta interna bianca più tenera; e il suo gusto, tipico della ricotta viene esaltato dal profumo e dal sapore dell’affumicato, mantenendo una struttura liscia e vellutata.
Anticamente in Sardegna i pastori praticavano la transumanza. A fine autunno lasciavano le fredde montagne del Gennargentu per raggiungere le pianure più miti del Campidano e del Sulcis Iglesiente.
Si assentavano da casa per mesi in compagnia dei cani da gregge e delle pecore. Indossavano cappotti di orbace e cappelli di feltro. Nella loro bisaccia di lana grezza intrecciata, trasportavano cibi che duravano a lungo, come il pane casarau e diversi tipi di formaggio.
Durante le lunghe attraversate si fermavano e cercavano alloggio in caverne naturali o nelle domus de janas, meglio ancora in vecchie case abbandonate. Ma spesso dormivano all'addiàccio insieme al gregge, col solo riparo dei muretti a secco. Scrutavano il cielo sognando la propria sposa e i figli lasciati a casa e pregavano di non incontrare pericoli.
Ancora oggi, nella memoria dei sardi riecheggiano i fasti di storie di uomini che affrontavano il duro lavoro della pastorizia e della transumanza in uno scenario naturale quasi magico. A queste si mescolano le cronache dei Balentes, i fuorilegge "buoni" che si davano alla macchia per sfuggire alla legge, idoli indiscussi e protagonisti di leggende e canzoni popolari.
Un cibo che nella mia mente richiama queste storie, è sicuramente Sa Merca Nuorese, tipica della Barbagia di Nuoro e dell'Ogliastra, che viene fatta con il latte di pecora appena munto, il caglio di agnello o capretto (giagu) e il sale.
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Nei racconti e nelle leggende popolari, troviamo citazioni di una bevanda densa e frizzante che aveva proprietà miracolose, diffusa esclusivamente tra le genti dedite alla pastorizia che non invecchiavano e vivevano sino a 100 anni.
É lo yogurt, dalla una parola turca, Yoğurt, che deriva dal verbo Yoğurmak (mescolare, addensare). Dalla Turchia che si diffuse in Grecia a seguito del dominio Ottomano.
In Russia e in MedioOriente troviamo il Kefir, ancora oggi consumato con tanto orgoglio.
In Italia, non ci sono tracce di questa bevanda; solo in Sardegna è stato trovato un alimento simile, su gioddu, uno yogurt di latte di pecora o di capra fatto artigianalmente dai pastori.
InsulaGolosa, dopo una accurata ricerca, ha intervistato Ziu Peppinu, un amico pastore ora in pensione, che ha confermato le informazioni trovate.
Su Viscidu è un tipico formaggio fresco di latte di capra, lasciato riposare in salamoia, prodotto nelle montagne delle Barbagie.
Il suo sapore, forte e gustoso, ricorda il carattere dei pastori sardi, degni custodi di un prodotto arcaico e antico. La sua preparazione segue gli stessi riti di quella de Sa Merca Nuorese (vedi pagina) con la sola aggiunta di siero conservato dal giorno prima per dare un sapore più deciso.
A Birori lo chiamano Su bischidu, come ci racconta Antonio Cardia, sardo che vive a Genova; suo padre lo preparava dentro su Malinzone de urtigu, un contenitore di sughero, così come facevano tanti altri pastori.
Giovanna Axana, invece ci racconta che nella sua famiglia lo chiamavano Su casu axedu, e che il padre lo mangiava spesso e volentieri perché.."infrisca su corpusu", ossia rinfresca l'organismo perché contiene tanti fermenti lattici.
La Sardegna è una terra antica, che continua a tenere vive tradizioni secolari, attraverso atti concreti. «Sa Paradura» dei pastori sardi ne è un esempio. É un'antichissima forma di mutuo soccorso, un simbolo di unione e solidarietà tra gli allevatori.
Spesso gli eventi o le calamità naturali arrivano inaspettati e sorprendono tutti, senza fa
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