Dedico questa pagina ai Boschi della Sardegna, da me tanto amati, proponendo un passo dello scrittore Mauro Corona. Nel suo
...Ruju che frusciu
(rosso come le bacche del pungitopo)
Nel freddo dell'inverno, la macchia mediterranea e il sottobosco si macchiano di rosso. Piccole bacche scarlatte, lucide e turgide, sbucano preziose tra il verde dei fusti e delle foglie, annunciando l'arrivo del Natale e del nuovo anno.
Sono le bacche del pungitopo, i frutti di una pianta sempreverde, indicatrice di mediterraneità e componente del sottobosco di pinete e leccete.
Presente in gran parte dell'isola, il pungitopo è, assieme all'agrifoglio, il simbolo di Natale, della luce e della abbondanza. Considerata pianta di buon auspicio di fertilità dell'anno che incalza, la sua presenza nella vita quotidiana si ricollega a diverse storie e leggende creando intorno a sé, una soffusa magia.
Secondo una leggenda di origini cristiane, le foglie di spine rievocherebbero quelle della corona di Cristo e le bacche, il rosso del suo sangue.
Anticamente i contadini e i pastori raccoglievano piccoli mazzi della pianta pungente e li sistemavano vicino alle provviste e sulle travi delle cantine, per tenere lontani i topi, soprattutto dai salumi e dai formaggi messi lì ad disseccare; da qui il suo nome, pungitopo. Si credeva anche che tenesse lontane le streghe, tanto che ogni famiglia aveva un rametto appeso alla porta di casa.
Fino a qualche decennio fa in Sardegna, gli spazzacamini utilizzavano fascine di pungitopo per pulire i camini.
In cucina, le donne di un tempo tostavano i semi che venivano impiegati come sostitutivi del caffè, di difficile reperibilità.
“Non crediate che io abbia la pretensione d’insegnarvi a far le polpette. Questo è un piatto che tutti lo sanno fare....”. Così scriveva Pelligrino Artusi, il grande divulgatore della cucina italiana nel suo libro "La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” ...
Noi non possiamo far altro che condividere il suo pensiero