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Olostru, agrivoddu

Agrifoglio

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Carnevale, ogni dolce vale

Casalinghe disperate... mai♥

Casa di mattoni cotti

Sa domu de  Ladiri (o ladriri)

ladiriSa domu de ladiri è la casa in mattoni di fango e paglia che anticamente definiva l'architettura paesana di molti centri del Campidano.

Deve il suo nome alla parola latina later, lateris che significa mattoni cotti. Con l'argilla, il fango e la paglia locale, si realizzava un impasto denso e plasmabile da cui nascevano i mattoni, realizzati a mano.

Stampi di legno rettangolari davano la forma, da cui venivano sfilati e lasciati a terra ad asciugare al sole: da qui anche il nome "mattoni cotti al sole".

Gli "ingredienti" utilizzati garantivano all'abitazione un isolamento termico naturale, tant'è, che si godeva il caldo in inverno e il fresco in estate.

 Le 12 parole per conoscere meglio su ladiri e sa domu sarda

  1. Terr'e' Cungiau  o Terr'e' Cungiali  era l'Argilla cavata nei depositi alluvionali; era il materiale principalmente usato per la costruzione delle case campidanesi.

  2. Sa scioffa  era il materiale principale per la fabbricazione de su ladiri. La terra mista ad argilla veniva prelevata e sbriciolata, poi setacciata e mischiata a paglia tritata.

  3. Impasto Terra e paglia precedentemente mischiate, venivano amalgamate con l’acqua, con l’utilizzo de “sa marra” (la zappa) oppure schiacciando e amalgamando il composto con i piedi nudi.

  4. Su Sestu era lo stampo in legno utilizzato. Generalmente aveva una misura di circa 10x20x40 cm. L’impasto si versava in dosi prestabilite. I mattoni di terra cruda si rifinivano lisciandoli nella parte superiore con le mani bagnate. 

  5. Essiccatura L’essiccatura durava più o meno 3 settimane e avveniva esponendo al sole le forme che venivano appositamente allineate secondo la proiezione dei raggi solari e lasciate essiccare.

  6. Impilatura  Terminata l’essicatura, i mattoni si accatastavano in apposite impilature in attesa di essere messi in opera.

  7. Pareti divisorie  I tramezzi che separavano le stanze erano fatti di canne, intonacati con il fango.

  8. Pavimentazione Terra de Cungiau, ovvero la creta, la terra utilizzata per fare le brocche dai figoli (artigiani locali), veniva distesa per bene nel pavimento e lisciata con acqua, diventando completamente liscia e facile da pulire.

  9. Travi di legno  Reggevano la struttura del tetto in canne.

  10. Tegole, Is Tebias venivano acquistate nelle botteghe artigianali di tegole a coppo sardo, oppure fabbricate in loco con la tecnica dei crongiolargius, lasciate essiccare al sole e poi cotte nel forno dove cuocevano le brocche.

  11. Serramenti Porte e finestre esterne, erano la finitura de sa domu de ladiri che permetteva di affrontare l'inverno.

  12. Intonaco  Fino agli anni 50/60 le pareti interne ed esterne venivano intonacate con il fango, poi con la calce, la sabbia e il cemento. Tale sistema di intonacatura permetteva a su ladrini, di durare nel tempo, protetto dalla pioggia e dal sole.

 

Le case in ladiri erano ad un piano, massimo due, con all'interno un cortile. 

Comunicavano con l'esterno attraverso un portale ad arco che proteggeva la corte dagli sguardi esterni. Il portale, solitamente in legno massiccio, di grandi dimensioni per facilitare l'ingresso dei carri con i buoi, conduceva in un mondo dove lo spazio dell'abitare e quello del lavoro si completavano in una sintesi perfetta.

La corte interna era il teatro di vita quotidiana, luogo di lavori domestici e agricoli, il centro delle relazioni e della vita collettiva. Ci viveva tutta la famiglia, i nonni e gli zii, i cugini e i parenti tutti, nonché i servi che lavoravano nei campi. Spesso parti del cortile interno venivano utilizzati per allevare le galline o i conigli, una vera e propria sorta di scorta alimentare "viva".

La casa tradizionale era quasi sempre orientata verso sud per essere riparata dai forti venti freddi del nord, come il maestrale. Anche il loggiato, sa lolla, aveva la funzione di un vero e proprio 'filtro' cioè mitigava gli eccessi del clima: d'estate proteggeva dal sole alto e rovente e d'inverno, consentiva il soleggiamento delle stanze che si affacciano al cortile.

Fino agli anni '50/'60 l'edilizia paesana era caratterizzata da questo tipo di costruzioni, che purtroppo sono andate in disuso così come le antiche conoscenze e le tecniche di costruzione. 

Ultimamente c'è stata una riscoperta e una rivalutazione del ladiri da parte della bioedilizia moderna, che ha riconosciuto le sue proprietà termiche, ecologiche e di compatibilità ambientale... 

 

 Curiosità de su Ladiri

Portato dalle dominazioni Cartaginesi prima e Arabe poi, se in Sardegna viene chiamato ladiri, è anche vero che il suo nome originario è adobe o adobo (dall'arabo الطوب "cotto") e si riferisce all'impasto di argilla, sabbia e paglia utilizzato da molte popolazioni in ogni epoca per costruire mattoni.

Ad oggi, la città più antica del mondo è Çatalhöyük, in Anatolia, risalente al VII millennio a.C. Le case neolitiche progettate su un disegno semplice, erano in genere formate da due ambienti e costruite in mattoni di argilla e paglia. All’esterno apparivano come un blocco compatto. Pareti e pavimenti erano intonacati, sia con fango impastato con paglia sia con un materiale gessoso, e venivano ripristinati annualmente; si utilizzavano stuoie sui pavimenti. Che dire, proprio come era in uso in Sardegna.
Anche nella Spagna sud-orientale, è facile trovare costruzioni di mattoni cotti al sole.

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