Sternbergia lutea
In autunno la campagna si colora di toni caldi e avvolgenti. Tra i ricci spinosi delle castagne e le foglie
...Mi piace la nostalgia che provo quando riprendo in mano le ricette di un tempo. Ho come la sensazione di proiettarmi in un spazio che non ho vissuto e insieme ho una visione chiara sul futuro. Essere radicata alla propria terra, forse è proprio questo: sentire gli echi della natura e i racconti degli anziani. Ritrovare vecchie bottiglie di birra o di vino, ritagli di pubblicità di prodotti nostrani e continuare a sognare ad occhi aperti.
Qualcuno lo chiama il mal di Sardegna, cioè desiderare di far parte della cultura di una terra meravigliosa che regala ricordi speciali, panorami mozzafiato, tramonti indimenticabili e cibi ancora più golosi.
InsulaGolosaRicette dedica questo spazio alla nostalgia e al futuro.
ICHNUSA
la più bionda in Sardegna
Non si può pensare all'isola golosa senza una birra ancora più golosa. In ogni manifestazione, sagra o festa in Sardegna la bevanda più consumata è la birra. Ma quale? Risposta semplice l'Ichnusa. Non vogliamo fare pubblicità occulta ma è doveroso raccontare la sua storia, perché è parte della storia della Sardegna.
Già il suo nome racconta un mito, Ἰχνοῦσσα, Ichnôussa o Icnussa, deriva dal greco antico e indica l'isola del Mediterraneo con la forma di un sandalo, la Sardegna appunto. Ma anche l'etichetta con i Quattro Mori, che ricorda la bandiera, è un simbolo riconoscitivo e di appartenenza del popolo sardo.
Il primo stabilimento di Birra Ichnusa fu fondato nel 1912 da Amsicora Capra e aveva sede a Cagliari. Durante la seconda guerra mondiale la produzione si arrestò, ma riprese con successo subito dopo la guerra. Nel 1963 venne aperto un nuovo stabilimento ad Assemini, perché ricca di falde acquifere, importanti per la produzione e ancora oggi è sede produttiva. Negli anni sono state proposte diverse specialità di birra Ichnusa con etichette diverse ma la bottiglia e l'etichetta che ancora viene richiesta maggiormente richiama la primissima bottiglia prodotta: colore, forma e dimensioni sempre uguali.
COSSU CELESTINO & C
Modello Saetta 175 cmc
Uno stralcio dell'articolo della Nuova Sardegna del 27 agosto 2006 per raccontare l'immagine pubblicata.
"Al numero 6 di via San Pietro, dietro a un portoncino celeste, nel centro storico di Nuxis, si nasconde un angolo di paradiso bicilindrico, un'oasi inattesa di estasi motociclistica. Il più piccolo museo di moto d'Europa: trentotto modelli d'epoca, dagli anni Trenta ai primi anni Settanta, raccolti, in giro per le aie e le officine di mezza Italia, da Aldo Satta, ducatista, restauratore e collezionista, con casa e cuore nel Basso Sulcis.
...
Alla parete la reclame, grande formato, della premiata Soc. Off. Cossu Celestino & C., in Quartucciu, per il lancio, nell'aprile del 1930, dell'unica motocicletta mai prodotta in Sardegna: la «Cossu modello Saetta 175 cmc». Veniva cosi presentata: «Motore quattro tempi, cambio di velocità in blocco, tre marce e folle. Trasmissione con una sola catena. Impianto elettrico del tipo usato dalle principali fabbriche di automobili, con faro a tre luci. Carburatori Amal o Gurtner». Il telaio, senza motore, della «Cossu Saetta» occupa una posizione d'angolo nella stanza sud. Per la vecchia signora il maquillage sarà lungo e minuzioso, nell'incertezza, finora non risolta, di scoprire le marche dei motori montati a Quartucciu, negli anni del littorio.
(fonte:http://ricerca.gelocal.it/lanuovasardegna/archivio/lanuovasardegna/2006/08/27/ST9PO_ST901.html)
UN MESE IN SARDEGNA
Giuseppe Manelli Tenente
Un libro ormai introvabile perché degno di ogni biblioteca o libreria. Ovviamente esiste una copia nella biblioteca della Regione Sardegna, custodito come una vera opera d'arte.
Catalogato dalla Regione Sardegna nell'Armadio Rari, il Manelli, Giuseppe Un Mese in Sardegna (15 Maggio-15 giugno 1906): impressioni e profili. Sanremo: Tip. Conti e Gandolfi, 1907. 146 p., [18] c. di tav.: ill.; 19 cm. L. 2.
Racconta una storia e un'epoca memorabile, già dalla sua copertina con il disegno di Rubino.
VILLACIDRO MURGIA
Il liquore giallo
La Distilleria venne fondata nel 1882 dal chimico e farmacista Dott. Gennaro Murgia. Da oltre 140 anni il Villacidro Murgia è considerato uno degli emblemi liquoristici della Sardegna. La sua ricetta è giunta alla quinta generazione della famiglia, che ne custodisce il segreto. È uno dei prodotti Murgia vincitori di innumerevoli premi specialistici in tutta Europa: dalla Esposizione Mondiale di Parigi del 1900 sulla Tour Eiffel ad innumerevoli altre nella Europa più brillante della prima metà del Novecento.
Il Villacidro Murgia Giallo è un liquore semi-dolce di buona alcolicità (40°) molto aromatico, di gusto complesso, articolato su diversi piani di sensibilità, ottenuto da oltre 20 componenti fra erbe, radici e resine, lavorate secondo una ricetta segreta, fra cui anice e Zafferano della Sardegna prodotti nelle tenute della famiglia Murgia dal 1882, di colore giallo oro intenso, solare. Da bere con giudizio.
(fonte:http://www.villacidromurgia.com/)
MENTA BIANCA
La bevanda delle ferrovie
Tutto ebbe inizio con Giovanni Battista Capra, che ricevette in dono la sciabola di Garibaldi. Ora la sciabola è conservata nel Museo storico di Cagliari. Oltre a Giuseppe Garibaldi (CAPRA), Giovanni Battista ebbe altri 6 figli: Antonietta, Lincoln, Francklin, Amsicora, Tukeri e Salvatore.
Giovanni Battista, al rientro dalla guerra si dedicò alla coltivazione della vite diventando un grande produttore di vini di qualità . Partecipava alle mostre vincendo numerosi premi e medaglie d’oro. Purtroppo però la fillossera, il terribile parassita delle vigne, attaccò le sue piantagioni e cominciò così la sua decadenza. Morì nel 1898 a 65 anni.
I figli continuarono a mantenere le redini dell’amministrazione familiare dando vita ad un'epopea imprenditoriale ancora viva a Cagliari.
1) Salvatorico si dedicò alla distillazione dei vini e aprì il primo cinema a Quartu sant’Elena;
2) Franklin si dedicò al pastificio, all’attività enologica e armatoriale;
3) Lincoln era il direttore del reparto vini fini e mosto della Vinalcool di cui aveva un piccolo pacchetto di azioni;
4) Amsicora, 1908 fondò la Vinalcool, società viti-vinicola, e con grande coraggio diventò un pioniere dell’industria enologica. Il vino veniva trasportato all’interno della Sardegna con la linea ferroviaria. Nel 1911, Amsicora acquistò la Società Strade Ferrate del Campidano. L’esportazione dei prodotti nella penisola avveniva mediante il piroscafo “Giovanni Battista” sempre di proprietà dei Capra. In seguito furono acquistati 3 velieri: Bettina, Itala, Giuditta, e il “tre alberi” San Martino. La produzione dei vini di Amsicora iniziò col commercio di 20-30 fusti giornalieri da 500 litri al giorno, arrivando fino a 100 fusti giornalieri. Aveva una vigna di oltre 600 ettari. La Vinalcool nel 1912, acquistò il birrificio Ichnusa, la prima fabbrica di birra. Nel 1964 produceva 120.000 hl. all’anno. Costruì poi un secondo stabilimento ad Assemini vista la ricchezza delle falde acquifere di quella zona. Gli stabilimenti, sempre più all’avanguardia attrassero l’attenzione della Heineken che l’acquistò nel 1986.
Nel 1913 costituì la Società Tranvia, valorizzando così , attraverso il tram, la spiaggia del Poetto.
(fonte web)
UNA RHEIMENTALL
a Oristano
A sinistra la pagina pubblicitaria di una Ditta operante ad Oristano negli anni '50 nel settore delle macchine da scrivere: la premiata Ditta di Gino Loffredo fu Pietro.
Da notare, l'offerta pubblicitaria a piè pagina: un corso gratuito per i clienti, signori... che strano in tutto il mondo l'utilizzo della macchina da scrivere era prerogativa delle donne... almeno negli uffici. Certo i giornalisti e gli scrittori ne possedevano tutti, almeno una, ma sicuramente non avevano bisogno di un corso.
COGNAC SARDEGNA
Premiata distilleria Meloni di Santu Lussurgiu
Ecco un prezioso manifesto del Cognac Sardegna Premiata Distilleria di Santu Lussurgiu, conosciuto e apprezzato nell’isola come Acquavite, o Abbardente, o qualsivoglia filu ‘e ferru.
Già dalla seconda metà dell’Ottocento vennero introdotte nuove tecniche di fermentazione dei vini ad opera del Prof. Dott. Don Niccolò Meloni di Santu Lussurgiu, eminente studioso di agricoltura, assistente del Prof. Ottavi, appassionato bachiculture e allevatore di bestiame, nonché appunto produttore del famoso «Cognac del Sardegna», così come ci racconta Il Coltivatore, Giornale di Agricoltura Pratica datato Casale Monferrato 1863.
La sua attività proseguì con il figlio Don Deodato Meloni che continuò a sperimentare coltivazioni di bachi da seta ma soprattutto continuò la produzione del Cognac di Sardegna, nella piccola cittadina di Santu Lussurgiu che ancora oggi vanta distillerie conosciute in tutto il mondo.
Prima Fiera Campionaria della Sardegna
22 Gennaio-5 Febbraio 1949
La sede prescelta per la rassegna fu la passeggiata coperta e l’area adiacente all'aperto, posta all’inizio di viale Regina Elena. Un'arcata, alta sette metri, realizzata con tubi d’acciaio, costituiva l’ingresso monumentale alla Prima Fiera Campionaria della Sardegna. Gli stands, creati per l’occasione, furono dislocati in questa zona all’aperto opportunamente protetta, mentre dentro gli spazi della passeggiata, feste mondane, rassegne, concerti, incontri culturali e artistici animarono i giorni successivi all'inaugurazione.
Uno sciopero generale, però, fece mancare l’energia elettrica per alcuni giorni. Si decise di prorogare la chiusura della fiera al 13 Febbraio.
La Domenica del Corriere
7 Luglio 1940
SARDEGNA. Costume di Oliena. Camicia lino allacciata con grossi bottoni in filigrana oro. Corsetto in seta con spalline di broccato. Giubbetto di scarlatto. Gonna non lunga, ma ampia in orbace nero. Cuffietta di nastri, scialle di seta. Gioielli. Aspro e forte come la bellezza della loro isola è il carattere dei Sardi. Pure, l’innata gentilezza dell’animo si rivela nell’altissimo concetto che essi hanno dell’ospitalità. UN CAMPARI è la forma migliore d’accoglienza che essi riserbano all’ospite amico
Manifesto della Lotteria Nazionale della Sartiglia di Oristano
Datato 1994
Nell'isola di Sardegna soffia il vento. Sempre. Che sia maestrale o libeccio, scirocco o grecale, poco importa. Noi sardi lo amiamo. Il vento ci porta i profumo del mare e i sentori del bosco anche quando siamo in città. Ci scompiglia i capelli e ci soffia nelle orecchie. Ci sconvolge l'umore, a
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