Scopa mascius, sabina femina, tuvura, Era, Kastanariu, Iscoba
Il paesaggio sardo, in primavera, si veste di tanti colori. Tra la macchia spuntano
...Il miele è un prodotto vivo, come il vino e l'olio, ed è strettamente legato al territorio tanto che ogni miele ha la sua carta di identità dei luoghi dove le api hanno fatto il loro lavoro capillare di prelievo e porta con sè tutte le proprietà del fiore da cui deriva.
In Sardegna la varietà di paesaggi, l'alternarsi di zone montuose e collinose con la macchia mediterranea permette la produzione di mieli molto particolari e anche rari. Tra questi il miele di castagno, prodotto dai fiori di castagno, una pianta arborea, dalla chioma espansa e rotondeggiante ed di altezza variabile, che va dai 10 ai 30 metri. I castagni sono molto longevi, a volte plurimillenari.
Nell'isola vantiamo un esemplare straordinario con un'altezza di 15 metri e una circonferenza di 8,5 metri, a circa 800 metri, in un luogo incantato, precisamente a Tonara, nella regione del Mandrolisai, già terra del torrone, prodotto appunto con il miele.
Il miele di castagno si ottiene dai fiori di castagno e viene raccolto da giugno fino a ottobre. I fiori sono unisessuali, presenti sulla stessa pianta. Ogni fiore è di colore biancastro. I fiori femminili sono isolati o riuniti in gruppi di 2-3. Ogni gruppo è avvolto da un involucro detto cupola. I fiori maschili del castagno sono bottinati dalle api, perciò questa pianta è considerata mellifera.
Noto per le sue proprietà anti-infiammatorie e anti-batteriche, è una fonte di proteine, vitamine B e C e di sali minerali. Resiste alla cristallizzazione per lungo tempo, perché particolarmente ricco di fruttosio e polline. Il miele di castagno ha una colorazione che va dall'ambra al bruno scuro, ha retrogusto amaro, e sapore aromatico e legnoso, tanto che può essere apprezzato su piatti di carne salati e formaggi stagionati. Si presta per le glassature, dolci o salate, nella preparazione di torte e biscotti ma non sostituisce lo zucchero in thè o tisane.
“Non crediate che io abbia la pretensione d’insegnarvi a far le polpette. Questo è un piatto che tutti lo sanno fare....”.
Così scriveva Pelligrino Artusi, il grande divulgatore della cucina italiana nel suo libro "La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”. Noi non possiamo far altro che condividere il suo pensiero.
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