Sternbergia lutea
In autunno la campagna si colora di toni caldi e avvolgenti. Tra i ricci spinosi delle castagne e le foglie
...E’ un po’ strano pensare di non aver conosciuto i miei nonni se non Nonna Totona, così la chiamavano le sue amiche de sa Costera a Iglesias. Non ho conosciuto neanche Nonno Attilio, suo marito. Così come Nonna Chiara e Nonno Giovanni, i genitori di mia mamma. Ma i ricordi non mancano, sono stampati nella memoria dai racconti e dalle immagini della mia famiglia.
I miei genitori raccontavano spesso di Nonno Giovanni, il più anziano dei quattro. Arrivava ad Iglesias a cavallo, vestito con l'abito di velluto nero a coste e, ai calzari, i gambali di pelle lucida. Scendeva da cavallo, legava l’animale nel cortile di casa, vicino ai vasi di ortensie e gerani... Considerate che la mia casa è una semplice palazzina degli anni ’60, niente a che vedere con le case campidanesi che hanno tanto spazio per gli animali... Sulla sella del cavallo aveva sempre una bisaccia tipica in orbace, in sardo "Sa Bertula", dove custodiva il formaggio e altri oggetti preziosi che portava in regalo alla mia famiglia.
Immagino un giovane uomo, non tanto alto, con la coppola in velluto e penso che si sarebbe distinto tra gli altri uomini della mia famiglia che erano tutti operai o minatori in miniera.
Pastore di professione, Nonno Giovanni, era originario di Desulo. In giovinezza aveva fatto più volte la transumanza, un rito antico; i pastori che spostavano le greggi lungo i percorsi, dai sardi chiamati Andalas o Caminos, che le stesse pecore segnavano con il loro calpestio.
In autunno, partiva dai freddi altopiani dalla Barbagia e, passo dopo passo, raggiungeva le pianure del Cixerri a sud dell'isola dove, il clima più mite e i terreni più fertili, erano i luoghi ideali per il pascolo. Solo a metà maggio faceva ritorno in Barbagia. La sua vita da pastore semi-nomade cambiò quando mise su famiglia con ben 7 figli, così come tante famiglie del tempo, come voleva una legge del Fascio che premiava quelle più numerose.
I tempi erano difficili, ma passò serenamente il resto della sua vita in campagna, a badare le greggi, a fare il formaggio e la ricotta e a godere della bellezza della natura, anche se a volte, la fatica e la solitudine si facevano sentire. Solo dopo il tramonto quando le pecore erano radunate nei recinti dell'ovile, poteva fare ritorno a casa.
Che dire, ogni famiglia ha la sua storia e come dice una famosa canzone, "la storia siamo noi… Siamo noi, padri e figli".
Mi piace pensare che nelle mie vene scorre un pezzo di Sardegna arcaica e per questo ringrazio mio nonno. Così gli dedico questa pagina e la ricetta di un buon cibo che sicuramente avrà gustato! E' un piatto tipicamente pastorale, l'agnello arrosto, s'angioni arrustu, consumato per le festività più importanti, per far festa agli uomini che tornavano a casa dopo lungo tempo.
AGNELLO ARROSTO ALLA SARDA
S'angioni arrustu a sa sarda
Ingredienti:
mezzo agnello o intero diviso in due
lardo q.b.
sale fino qb
La Sardegna è una terra antica, che continua a tenere vive tradizioni secolari, attraverso atti concreti. «Sa Paradura» dei pastori sardi ne è un esempio. É un'antichissima forma di mutuo soccorso, un simbolo di unione e solidarietà tra gli allevatori.
Spesso gli eventi o le calamità naturali arrivano inaspettati e sorprendono tutti, senza fa
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