Sternbergia lutea
In autunno la campagna si colora di toni caldi e avvolgenti. Tra i ricci spinosi delle castagne e le foglie
...InsulaGolosaRicette custode della gastronomia sarda ha scoperto un dolce, dal nome curioso, a base di mandorle. I Siciliani lo chiamano Pizzicotto, noi in Sardegna Pizzico.
La pasta di sole mandorle dolci viene modellata "pizzicandola" con le mani. Assomiglia tanto al classico amaretto sardo ma si differenzia per l'assenza del tono della mandorla amara, e per l'aroma delicato degli agrumi.
Forse noi sardi lo abbiamo "rubato" da qualche ricettario siciliano, ma è pur vero che per secoli siamo stati noi i più grandi produttori di mandorle di tutta Europa e spero che nel prossimo futuro vorremmo riconquistarne il primato.
Ecco la ricetta dei Pizzichi sardi.
PIZZICHI SARDI
Amarettus druci con sa punta
Ingredienti
500 gr di mandorle dolci sgusciate
300 gr di zucchero
4 albumi di uova freschissime (circa 130 gr)
scorza di agrumi freschi qb
♥
zucchero a velo per la decorazione
Preparazione
Sbollentate le mandorle per alcuni minuti, eliminate poi la pellicina. Tritatele fino ad avere una sorta di farina. Versate la farina di mandorle in una "scivedda" (recipiente di terracotta), unitevi lo zucchero, la scorza di agrumi grattugiata e gli albumi.
Amalgamate bene l'impasto tenendo conto che deve risultare un po' appiccicoso. Dividetelo in tante palline, fatele rotolare nello zucchero a velo e poi "pizzicatele" con tre dita, per ottenere la loro caratteristica forma.
Lasciate asciugare i pizzichi per circa 5 ore. Passato il tempo posizionateli, distanziandoli, su una teglia ricoperta con carta forno e infornateli in forno caldo, a 170/180°, per circa 15 minuti. Una volta freddi adagiateli in bel cestino dell'artigianato sardo.
Curiosità: I pizzichi di mandorle dolci sarde hanno la particolarità di essere privi di glutine e lattosio, così si possono gustare senza problemi
“Non crediate che io abbia la pretensione d’insegnarvi a far le polpette. Questo è un piatto che tutti lo sanno fare....”.
Così scriveva Pelligrino Artusi, il grande divulgatore della cucina italiana nel suo libro "La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”. Noi non possiamo far altro che condividere il suo pensiero.
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