Nel freddo dell'inverno, la macchia mediterranea e il sottobosco si macchiano di rosso.
...Durante tutto l'anno abbiamo mille occasioni per preparare i dolci. Ogni scusa è buona.
Che sia una festività comandata o un'occasione speciale, basta avere gli ingredienti giusti e il gioco è fatto.
Così se per una volta il dolce proposto non rientra tra quelli della tradizione, facciamo un'eccezione! Il dolce che vogliamo presentare ha forti richiami d'oltremare così come il suo nome, Plumcake con gocce di cioccolato.
Plumcake è un termine anglosassone, la cui traduzione letterale è "dolce di prugne".
Ma il nostro plumcake non è a base di prugne ma è completamente realizzato con ingredienti made in Sardegna, ottimi per bontà e qualità, e deliziose gocce di cioccolato. Scopriamo insieme la ricetta e tutti gli ingredienti.
Qualche giorno fa, il pastore ci ha regalato una bottiglia di latte. Appena mia madre lo ha versato in un tegame di terracotta per pastorizzarlo, ha capito che non era un semplice latte, ma latte di colostro, ovvero il latte che la pecora o la capra produce dopo aver partorito e con cui nutre l'agnellino nei primi giorni di vita. Il piccolo però non consuma tutto il colostro, quindi il rimanente viene munto e utilizzato in tanti modi, ad esempio come base per il formaggio o la ricotta.
Anticamente i pastori, soli nelle capanne di ginepro e pietra, su, nei monti del Gennargentu o del Limbara, lontani dalle loro famiglie, accendevano il fuoco, versavano il latte di colostro in un calderone di rame, aggiungevano il sale e come per magia ottenevano Sa Casada.
É un delizioso dessert ormai dimenticato, tutto da riscoprire e da riportare nelle nostre tavole perché oltre che essere un dolce da veri gourmet, è un ottimo nutrimento in quanto ricco di proteine.
InsulaGolosaRicette vi racconta la vera ricetta del pastore sardo, facile da replicare con un'unica variante proposta delle donne di casa: una scorza di limone e zucchero...
Il profumo dell'uva da vino si spande tra i filari dei vigneti. Le api svolazzano felici. E' tutto un mondo antico che ogni anno si ripresenta uguale a quello precedente. Sì, è vero ci sono annate buone o meno buone, ma madre natura non ci abbandona mai, e i grappoli d'uva rotondi e lucenti sono lì, pronti per essere trasformati in nettare degli dei.
La vendemmia è un'esperienza unica, tutta da vivere. Non abbiate paura degli insetti che vi girano intorno, di piegare al schiena per sollevare i cesti stracolmi d'uva, di macchiarvi le mani con il succo degli acini maturi. Vi assicuro che ne vale la pena, i vostri occhi si riempiranno di bellezza, il vostro cuore d'amore per la terra e la bocca di dolci meraviglie. Le cantine riaprono i grandi portoni di legno intarsiato e i dintorni profumano di mosto. Il liquido rubino scorre veloce negli attrezzi antichi. Il vignaiolo è molto attento nelle sue mosse. Sa perfettamente che ogni cosa deve essere misurata, calibrata, regolata... ma c'è sempre una jana che si aggira in cantina e furtivamente ruba un po' di mosto. Scappa veloce in cucina a preparare un ingrediente "quasi segreto" che poche famiglie continuano a produrlo seguendo regole antiche tramandate per secoli.
Il misterioso ingrediente è sa sapa, sa saba così chiamato nel Campidano o binu cottu nel resto della Sardegna ♥
InsulaGolosaRicette, memore delle tradizioni sarde, vi spiega come preparare sa Saba di mosto di uva nera, un ingrediente di lusso in cucina. In mancanza del mosto di uva, le donne preparavano quella di fico d'india, ma questa è un'altra storia che presto vi racconteremo.
Gli antichi dicevano che le ciliegie appartengono agli uccelli.
Noi, poveri umani, dobbiamo semplicemente accontentarci di quelle che loro ci lasciano...
Ricordate quante volte da piccoli ci siamo arrampicati sugli alberi per gustare le ciliegie?
Mio nonno, in campagna, aveva tantissimi ciliegi e ogni primavera era una festa. Con le mie sorelline intrecciavo collane e orecchini da esibire con puerile vanità e qualche volta ci veniva pure il mal di pancia per tutte quelle ciliegie che avevamo ingurgitato. Che tempi!
Così quando Anna Pittau, la dolce jana di Villacidro, mi ha raccontato di un dolce con le ciliegie, ho rivissuto quei giorni di bambina.
E subito dopo, mi sono rivista, adulta, a passeggiare sù per i monti di Villacidro, fino alla Valle di Villascema dove la gente del posto coltiva i ciliegi dai frutti colore arancio perlato e un po' amarognoli, ma molto gradevoli. Appartengono alla specie del "prunus cerasus" o ciliegio acido, una specie selvatica molto presente in Sardegna da cui discendono le varietà da frutto conosciute come amarene, marasche e visciole.
All'ombra dei ciliegi di Villascema si trova anche la chiesetta campestre di San Giuseppe; fu costruita nel 1744 per volere del signorotto spagnolo, Lucifero Piras. Passò, poi, in eredità agli eredi con il vincolo che venisse aperta in occasione della festa del Santo. Ancora oggi ogni anno, nel mese di giugno, la chiesetta viene aperta ai fedeli, e nella piazzetta si offrono le gustose ciliegie.
InsulaGolosaRicette ringrazia Anna Pittau per la sua ricetta: la Sbriciolata di ciliegie di Villacidro.
L'isola di Sardegna è spesso associata al sole e al mare. Vi svelo però un segreto: l'inverno arriva anche nell'isola più bella del mondo e quando le montagne e le sue vette più alte si colorano di bianco, il paesaggio assume un aspetto particolare, direi quasi nostalgico.
Una coltre di neve, soffice e silenziosa, imbianca ogni cosa. Gli animali, nascosti nelle loro tane in una quiete calma, dormicchiano aspettando che il sole riscaldi ancora. Tutto tace. Il silenzio è rotto solo dal canto del pettirosso che si posa sugli aranceti profumati e cinguetta fino a sera. Non ha paura del freddo e del vento. Ama inebriarsi del profumo delle arance e dei mandarini, dei sentori del bosco e dell'odore della legna bruciata nei camini di casa.
L'aria densa dell'inverno è avvolta dalle note frizzanti degli agrumi che corteggiano il pettirosso e solleticano il nostro appetito.
Il sole, la luce, il profumo degli agrumi appena raccolti: sono le immagini che si imprimono nella memoria pensando alla Sardegna nei mesi più freddi dell'anno.
Tra i tanti agrumi, il posto d'onore spetta all'arancia: un frutto acidulo di solito di colore arancione, con buccia spessa e tempestato di semi, ricco di vitamina C e di fibre.
La sua pianta è un antico ibrido, probabilmente di mandarino e pummelo, ma da secoli cresce come specie autonoma e si propaga per innesto e talea.
La leggenda vuole che San Domenico intorno al 1220 avesse portato e piantato la pianta di arancio dolce in Italia, ma sicuramente gli spagnoli e gli arabi hanno dato un significativo contributo alla coltivazione delle arance amare e poi dolci nell'isola, grazie al clima caldo e temperato.
Il nome arancia deriva dallo spagnolo "naranja" e dall'arabo نارنج, nāranğ, letteralmente "frutto favorito degli elefanti" che indica l'arancia amara appunto. In Sardegna abbiamo diversi modi per definirlo: aranzu, arangiu, arrubiu, ruiu, ruggiu...
Tra le cultivar bionde più comuni ricordiamo: Biondo comune, Belladonna, Navel, Navelina, Washington Navel, Valencia late; tra le sanguigne: Moro, Sanguinello comune, Sanguigno e Tarocco, prodotte soprattutto nel territorio di Muravera e di San Sperate dove ogni anno la bellissima sagra onora questo frutto meraviglioso.
Nelle tavole delle famiglie sarde viene consumata come semplice frutto e in spremute ed è presente in molte ricette tradizionali grazie a suo raffinato profumo e al sapore intenso. La sua buccia, ricca di oli essenziali è l'ingrediente base per la realizzazione di liquori e bevande, senza dimenticare le scorzette candite, ottime per decorare i dolci tipici.
In questa pagina InsulaGolosaRicette vi spiega come preparare le Scorzette di Arance Candite.
Spesso accade che i bei ricordi ritornano alla mente senza preavviso. Basta un gesto, un oggetto, un luogo ed ecco che una serie di immagini riempiono la mente e il cuore, portandoci indietro nel tempo.
Per noi, amanti del cibo, la cucina è il luogo più frequentato dai ricordi. E' il l
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