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Sternbergia lutea

zafferanastro

In autunno la campagna si colora di toni caldi e avvolgenti. Tra i ricci spinosi delle castagne e le foglie

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Carnevale, ogni dolce vale

Casalinghe disperate... mai♥

Se(b)ada, sole sardo

seadas

La Sardegna è terra di magia e alchimia, di leggende e di ricette misteriose, custodite e tramandate di generazione in generazione in gran segreto. Le donne di casa, ancora oggi, creano piatti dal gusto autentico, con ingredienti semplici; il formaggio pecorino fresco, la semola e lo strutto sono sufficienti per preparare un sole dorato, che inondato di miele, è capace di far sognare e innamorare. Ma cos'è? È la sebada o qualsivoglia seada

Anticamente era considerata una piatto unico per la sua completezza, ora è nella lista dei dolci più richiesti.

Il suo nome cambia a seconda delle zone di produzione e deriva dallo spagnolo cebara, ovvero "cibare, alimentare".
Secondo alcune testimonianze locali, deriverebbe invece dal grasso animale che, in origine, veniva utilizzato per la sua realizzazione, su ozu seu, ricavato dal grasso degli ovini.

Nato dove la pastorizia regnava sovrana, le se(b)adas erano il piatto delle feste più importanti, Pasqua o Natale, quando i pastori rientravano a casa dagli ovili dopo lunghi periodi e preparavano il formaggio pecorino fresco. Le donne, felici per il ritorno degli uomini, impastavano la farina con acqua e strutto, cantando le poesie in limba, la lingua sarda.

InsulaGolosaRicette vi propone la ricetta originale della seada, il dolce dalla forma del sole che illumina il gusto e la tavola.

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Semifreddo goloso

Semifreddo ananas

Ricordo che da piccola, la frutta esotica era un lusso che poche persone potevano permettersi, perché nelle bancarelle del mercato era difficilissimo trovarle.
Banane, kiwi, ananas, avocado erano, per me ragazzina, richiami di terre lontane, di mete da sogno che volevo raggiungere con i miei viaggi.

Mi bastava guardarli, sentire il loro profumo e mi ritrovavo nelle isole tropicali o nelle foreste equatoriali, protagonista di quei telefilm che vedevo in tv, ogni domenica pomeriggio.

Ora capisco che l'isola dei miei sogni è la mia isola, la Sardegna ♥
Che dire, sognare era il mio passatempo preferito e a dir il vero, lo è ancora, così come la mia passione per i dolci.

Anche Sara, la nostra Casalinga disperata... mai è un'amante dei dolci e non disdegna mai di prepararne uno, se poi è esotico e alla frutta fresca, merita gli applausi di tutti  ♥

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Tiramisù di arance sarde

tiramisù alle arance sarde

C'era una volta un dolce veneto. Era così buono che tutti lo volevano gustare. Era morbido, cremoso, si gustava al cucchiaio e nessuno era capace di dire no a tanta bontà. In tanti lo volevano replicare, ma non sempre si avevano gli ingredienti. Qualcuno provò a farlo senza uova, altri senza caffè, altri ancora sostituendo i biscotti con il pane raffermo.

Intanto in un'isola del Mediterraneo, in un bosco abitato dalle janas, l'inverno si era fatto più freddo e impediva loro, di muoversi liberamente. La più piccolastanca di non poter folleggiare tra gli alberi, decise di preparare un dolce per tirarsi su di morale. Il vento le aveva sussurrato all'orecchio che al di là del mare, i folletti del bosco si cibavano di un dolce al cucchiaio, che li rendeva sempre felici, il Tiramisù. Era il dolce veneto che tutti volevano gustare.

La piccola jana, esortata dal vento, decise di preparare il Tiramisù ma non conosceva la ricetta. Sapeva solo che il dolce aveva il gusto della cioccolata, della crema, del caffè e... boh! 
Caparbia, pensò di fare di testa sua. Andò nell'agrumeto e raccolse alcune arance rosse. Poi, furtivamente si avvicinò ad un ovile, dove trovò un formaggio cremoso e delicato da mescolare al miele che le api avevano lasciato nel frutteto.

L'istinto le diceva che mancava qualcosa. Non si scoraggiò, recuperò dalla dispensa delle janas più anziane, lo spirito di agrumi,  e visto che era lì,  prese anche i biscotti morbidi dalla forma allungata, i pistokkeddos. 

Et voilà... riuscì a fare una magia ♥

 

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Torta alle fragole sarde

Torta fragole

La primavera è arrivata. I suoi colori inondano i giardini, le siepi e le campagne tutte. Tra le erbe selvatiche e urticanti si intravedono piccoli cuori rossi, dal profumo intenso: sono le tanto amate fragole rosse, simbolo dell'amore e della felicità.

I Romani le chiamavano "fragrans", per il profumo, mentre i francesi furono i primi a coltivarle. Nel 1368, estirparono oltre 1200 piante di fragole selvatiche per coltivarle nei giardini di Louvre a Parigi, dando così inizio alla loro coltivazione e studio botanico.

Un estratto dalla Historia plantarum, manoscritto di fine XIV secolo, contenente descrizioni di piante, minerali e animali con particolare riferimento alle loro proprietà mediche e terapeutiche, recita così: “La fragola nasce nei luoghi montuosi, umidi e ombrosi. Il frutto mangiato predispone lo stomaco. Con il suo succo si fa un collutorio per la bocca contro il fetore. Se bevuto con il miele, il succo di fragola guarisce i sofferenti di asma; se bevuto con il pepe bianco, sana mirabilmente”.

In Sardegna la fragola è uno dei primi prodotti coltivati nella bonifica di Arborea, risalente agli anni '30, ed ancora oggi è una coltivazione tipica dell'arborense.
Ogni anno, nel mese di aprile, Arborea omaggia questo particolare "frutto" con una sagra dove è possibile degustare e acquistare fragole confezionate in cassette di cartone colorato, confetture di fragole e tantissimi dolci a base di fragole. 

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Torta alle mandorle sarde

Torta di mandorle

La produzione dolciaria in Sardegna si basa in prevalenza sull'uso delle mandorle, ma purtroppo negli ultimi decenni la mandorlicoltura sarda rappresenta solo il 3,7% della produzione nazionale, a vantaggio del mercati esterni.

Madre natura ha dotato l'isola di risorse straordinarie dal punto di vista ecologico e climatico, risorse che possono favorire il ritorno della coltivazione di mandorle ad un alto livello economico oltre che aggiungere bellezza al paesaggio.
Gli alberi di mandorlo sono i primi a fiorire in primavera e talvolta nel tardo inverno. Abbelliscono borghi e comuni, siti archeologici, ex minerari e termali. I loro fiori, bianchi con striature rosa, simboleggiano la speranza e il ritorno in vita della natura dopo l'inverno, ma anche la delicatezza e la fragilità, poiché sfioriscono in breve tempo.

Nella speranza di riportare altra bellezza nelle nostre campagne, recuperiamo le cultivar isolane più antiche come: Arrubia, Bianca, De Su Cramu, Folla ‘E Pressiu, Grappolina, Niedda, Menduedda De Mrasciai, Schina de Porcu e Stamasaccusu.

In questo spirito di rinascita InsulaGolosaRicette propone un dolce classico, la torta alle mandorle sarde, una delizia per il palato.

 

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Torta alle mele sarde

torta mele

Nell'antichità la mela era una delle manifestazioni più elevate che la madre terra potesse elargire. Simbolo di fertilità e amore, di immortalità e conoscenza, è stata protagonista di miti, storie e aneddoti.

Oggi è il frutto più comune al mondo, ma non per questo tutelato, tant'è che alcune varietà antiche sono andate perdute per sempre. Per millenni l'opera di difendere e conservare gli alberi da frutta era compito delle donne. Il loro compito è delegato, ora, a tutti noi.
La Sardegna, per la sua insularità, è riuscita a preservarne un buon catalogo. 

Le varietà di mela sarda hanno nomi molto curiosi: la Nuchis, rossa e croccante, un po' acidula, si conserva bene fino a 6 mesi. La Rosa di Giugno che assume la colorazione rossa della polpa se conservata in frigo. La Tempra Orrubia della Barbagia di Belvì e Orotelli, ovvero la mela dalle guance rosse, per il colore della buccia che passa dal giallo-verde al rosa-rosso  e che ricorda le guance dei bambini
E altre ancora... la Miali di Sassari, Apione di Lanusei, De Jerru di Aritzo, Appio di Bonarcado, Noi Unci della Gallura e del Monte Limbara e la Royal Gala di Lanusei.

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Torta di fragole e mascarpone

torta fragole e mascarpone

Per noi isolani, sognatori e golosi, l'inizio della primavera è sinonimo di fragole, ma solo quelle di Arborea, rosse, gustose, la cui bontà non trova eguali. 

Non se ne dispiacciano i nostri connazionali del Nord Italia. Dopotutto ad Arborea le fragole sono coltivate dai discendenti dei coloni che intorno al 1928 arrivarono dal Veneto e Piemonte per praticare l'agricoltura e l'allevamento di bestiame.

Pensate che la fragola è stata uno dei primissimi prodotti coltivati nella bonifica di Arborea, e ancora oggi la sua coltivazione è tipica ed esclusiva di quel territorio. La varietà più coltivata è Nabila, dal sapore molto gradevole e con una buona componente zuccherina.

La fragola è un frutto aggregato, dall’insieme di semi che le compongono. E' ricchissima di vitamine A, B1, B2, e soprattutto C, fosforo, calcio, ferro, pectine, flavonoidi e acido salicilico. Quindi non sentiamoci in colpa se ne mangiamo in quantità, abbiamo un perfetto alibi.

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