Dedico questa pagina ai Boschi della Sardegna, da me tanto amati, proponendo un passo dello scrittore Mauro Corona. Nel suo
...La Sardegna è una terra unica, capace di accogliere culture e popoli, nell'etica dell'ospitalità e del rispetto, senza dimenticare le proprie tradizioni.
In questo spirito cosmopolita, InsulaGolosaRicette vuole proporre lo spritz isolano, entrato a pieni voti nella cultura del buon bere.
I baretti in riva al mare, molto alla moda e i pittoreschi locali dei centri storici, sono la cornice perfetta per gustare l'aperitivo, made in Sardegna, preparato con ingredienti locali.
Il vitigno a bacca bianca Torbato di Alghero, in dialetto Cuscosedda, è presente nell'isola solo nella zona di Alghero. Vinificato in purezza per ottenere l’omonimo vino e successivamente la base per un tipo spumante, entrambi compresi nella DOC Alghero. Il vino Torbato di Alghero è di origine catalana, significativamente rilevata nel catalogo del vivaio di Villa d'Orri, creato dal Marchese Manca di Villahermosa, in cui questo vitigno viene indicato come Vitis iberica e con i nomi dialettali di uva catalana o Turbat. Assai pregiato, viene prodotto in quantità limitata vista la delicatezza del vitigno tanto che la produzione non è regolare. Vivo e rinfrescante al palato, si presenta di un colore giallo paglierino dal sapore secco, con sensazioni olfattive dalle note marine e minerali, con intensi accenni di fiori e frutta bianca. Raggiunge una gradazione alcolica di 11,5 gradi.
Ideale per un aperitivo informale e ottimo per accompagnare piatti di pesce della cucina tipica mediterranea.
Importato dalla penisola Iberica, il vitigno Vermentino viene attualmente utilizzato per la DOCG “Vermentino di Gallura” e le DOC “Vermentino di Sardegna”, “ Alghero Vermentino frizzante” e "Cagliari Vermentino".
Il Vermentino di Sardegna è un vino, abbiamo detto, DOC la cui produzione è consentita nei territori di Cagliari, Nuoro, Oristano e Sassari; ottimo vino bianco, non molto alcolico, brillante, si riconosce dal colore giallo paglierino che sfuma verso il bianco con riflessi verdi. Il suo profumo delicato e gradevole accompagna il sapore secco, amabile ma fresco e acidulo con leggero retrogusto amarognolo.
Tali caratteristiche derivano dalla diversa natura dei terreni e dalle interazioni tra vitigno e ambiente microclimatico. Le estati lunghe, calde e soleggiate, con cielo terso e sempre ventilate, determinano le condizioni ottimali per la maturazione delle uve. Le escursioni termiche tra giorno/notte diventano condizioni ottimali per esaltare la concentrazione aromatica e l'esaltazione dei precursori di aromi del Vermentino. Le annate eccezionali sono sempre caratterizzate da queste condizioni, congiunte ad un basso carico di grappoli per ceppo. In queste situazioni le viti concentreranno tutte le loro energie in poca uva, esaltando di conseguenza tutti quei componenti aromatici che contribuiranno a dare un vino unico per tipicità.
Il Vermentino di Sardegna Doc è ottimo con antipasti di pesce non salsati e ostriche, pesce alla griglia, primi piatti regionali. La versione Spumante e frizzante accompagna con classe, crostate di frutta e dolci tipici quali le sebadas e le pabassinas.
Importato dalla Spagna, il Vermentino ha trovato nell'isola la sua collocazione geografica ideale, infatti, insieme al Cannonau, rappresenta l’espressione più tipica della produzione enologica regionale. Il vitigno Vermentino viene attualmente utilizzato per la DOCG “Vermentino di Gallura” e le DOC “Vermentino di Sardegna”, “Alghero Vermentino frizzante” e "Cagliari Vermentino".
Il Vermentino di Gallura, dal colore giallo paglierino con riflessi verdognoli, vino secco, con una gradazione che può essere di 12 o 14 gradi, a seconda che si tratti della versione normale o superiore; il Vermentino di Sardegna, più leggero del primo con un tasso d’alcool di 10,5 gradi.
Il Vermentino di Gallura è un vino DOCG la cui produzione è consentita nelle province di Olbia-Tempio e Sassari, si riconosce dal profumo elegante, ampio, floreale, balsamico; con sentori di miele, elicriso e macchia mediterranea. Il gusto persistente, voluminoso, con buon equilibrio acido, e retrogusto fruttato, molto persistente. Servito fresco è apprezzabile come aperitivo. Avendo un buon corpo e un'ottima struttura il Vermentino di Gallura è un ottimo vino per accompagnare le pietanze a base di pesce come zuppe di pesce, crostacei, ostriche, pesce arrosto. Si accompagna molto bene anche ai piatti di terra come roastbeef e agnello in bianco. Particolare abbinamento è con il pecorino dolce, preferibilmente sardo.
Dal vitigno bianco Vernaccia nasce la Vernaccia di Oristano Doc, un vino da meditazione, corposo e alcolico, molto conosciuto tra gli intenditori tanto che rivaleggia con i celebrati Porto, Madera, Sherry, nonché Marsala.
Predilige i terreni alluvionali costituiti da materiale di disgregazione rocciosa tipici della Bassa Valle del Tirso, in provincia di Oristano. Ubicazione quindi di una ristretta area di diffusione che già i Fenici, fondatori di Tharros, conoscevano tanto che si ipotizza che siano stati proprio i fenici a introdurre questo vitigno in Sardegna.
Secondo altri le origini molto antiche fanno ipotizzare la spontaneità della Vitis Vinifera. Il suo nome deriva dal latino Vernacula, vino del luogo e il primo cenno storico scritto risale al 1327, nel “Breve di Villa di Chiesa” libro di leggi conservato ad Iglesias. Nel periodo Giudicale, grazie Eleonora d'Arborea si imposero con la "Carta de Logu" gli impianti di vitigni nei terreni incolti e severe leggi per la loro salvaguardia. Alla fine del XIX secolo tutte le viti in Europa, e anche la Vernaccia di Oristano, vennero distrutte da un insetto parassita, la filossera, che venne debellata con l'innesto su barbatelle di vite americana. Nel dopoguerra ci fu una forte ripresa della produzione, e molti produttori si riunirono in cooperativa e ottennero il disciplinare di produzione della Vernaccia di Oristano DOC. In ogni caso la Vernaccia è il simbolo della cultura e della storia di Oristano. Tradizione e leggenda si intrecciano e raccontano che la patrona di Oristano, Santa Giusta, con le sue lacrime dorate, da cui nacque il vino, avesse il potere di curare la malaria, che nei secoli scorsi infestava le zone paludose dell'oristanese.
La Vernaccia di Oristano viene prodotta con un procedimento molto particolare. Le uve vengono raccolte tardivamente, quando, a causa della disidratazione degli acini, gli zuccheri si sono concentrati. Segue la fermentazione, particolarmente lunga: gli zuccheri, presenti in quantità molto elevata, si trasformano in alcol. II vino così ottenuto viene messo in botte di rovere o castagno, ma senza che questa sia riempita totalmente; in tale modo il vino, a contatto con l’aria, si vela in superficie di particolari lieviti, i “flor”, che lo proteggono dall’ossigeno, conferendogli un particolare sapore. Si riconosce quindi dal colore giallo dorato ambrato e dal profumo delicato alcolico con sfumature di fior di mandorlo. Il sapore è fine, sottile, caldo, con leggero e gradevole retrogusto di mandorle amare.
Esistono cinque tipi di Vernaccia di Oristano: Secco, con gradazione alcolica minima del 15% e affinamento di almeno 29 mesi, Superiore, con gradazione alcolica minima del 15,5% e affinamento di almeno 41 mesi, Superiore Riserva, con gradazione alcolica minima del 15,5% e affinamento di almeno 53 mesi, Liquoroso, con gradazione alcolica minima del 16,5% e affinamento di almeno 29 mesi, e Liquoroso Secco o Dry, con gradazione alcolica minima del 18% e affinamento di almeno 29 mesi.
Le varietà meno invecchiate e meno alcoliche possono essere servite a tavola ad una temperatura di servizio di 12° C. Ottimo l’abbinamento con la bottarga e con il pecorino sardo stagionato. Le altre tipologie si servono come aperitivo o dopo il pranzo serale, come vino da meditazione; la varietà dolce si può infine servire come fuori pasto e con dolci secchi e a base di mandorle ad una temperatura di servizio di 8-10 °C
E’ un po’ strano pensare di non aver conosciuto i miei nonni se non Nonna Totona, così la chiamavano le sue amiche de sa Costera a Iglesias. Non ho conosciuto neanche Nonno Attilio, suo marito. Così come Nonna Chiara e Nonno Giovanni, i genitori di mia mamma. Ma i ricordi non mancano, sono stampati nella memoria dai racconti e dalle immag
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