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Kastangia burda, Castànza de India

Ippocastano

Nei giardini, nei parchi, nei viali, nelle case cantoniere e nei giardini di scuole o di edifici pubblici si può

...

Carnevale, ogni dolce vale

Casalinghe disperate... mai♥

La favola della quercia e del diavolo

Contus per tottusu 

sughere

Una leggenda popolare sarda ha come protagonista la quercia, signora dei sottoboschi e ultimo rifugio di moltissime specie di insetti, di uccelli e anche di mammiferi.

Un giorno il diavolo si recò dal Signore dicendogli: "Tu sei il signore e padrone di tutto il creato, mentre io, misero, non possiedo nulla. Concedimi una signoria, pur minima, su una parte della creazione; mi accontento di poco".
"Che cosa vorresti avere?" chiese Dio.
"Dammi, per esempio, il potere su tutto il bosco propose il diavolo".
"E sia" decretò il Signore "ma soltanto quando i boschi saranno completamente senza fogliame, ovvero durante l'inverno: in primavera il potere tornerà me".

Quando gli alberi a foglie decidue dei boschi seppero del patto, cominciarono a preoccuparsi; e con il passare del tempo la preoccupazione si mutò in agitazione. "Che cosa possiamo fare?" si domandavano disperati. "A noi le foglie cadono in autunno. Il problema pareva insolubile quando al faggio venne un'idea: "Andiamo a consultare la quercia, più robusta e saggia e di noi tutti la più anziana. Forse lei troverà un espediente per salvarci".
La quercia, dopo avere riflettuto gravemente, rispose: "Tenterò di trattenere le mie foglie secche sui rami finché sui vostri non spunteranno le foglioline nuove. Così il bosco non sarà mai completamente spoglio e il demonio non potrà avere alcun dominio su di noi".

Da allora le foglie secche della quercia, coriacee e seghettate, rimangono sui rami per cadere completamente soltanto quando almeno un cespuglio si è rivestito di foglie nuove. 

 

Tratto da Raccolta di miti e leggende delle foreste di pianura europee,  a cura di Marco Monguzzi
http://www.montedibrianza.it/2012/06/03/miti-e-leggende-degli-alberi-i-racconti-di-marco-monguzzi

La magia degli amuleti sardi

"La magia è dentro di noi e gli oggetti possiedono tanta magia quanta noi decidiamo di regalare loro". 

amuleti magiciAl suono di queste parole è iniziato un pomeriggio all'insegna della curiosità. La padrona di casa Koendi, Claudia Zedda, antropologa e autrice di diversi libri dedicati alla Sardegna, ci ha accolto nella sua bella cucina dal tetto bianco, arredata con oggetti della tradizione sarda: alle pareti, piccole ghirlande di ramoscelli e cestini di asfodelo intrecciato. Sul tavolo, libri usurati dal tempo e oggetti in legno intarsiato. Sulle mensole, barattoli di vetro trasparente contenenti erbe e spezie preziose

Dalle finestre la luce del pomeriggio abbagliava i nostri occhi. Tra sorrisi un po' scontati e presentazioni frettolose con le altre ospiti, il mio breve percorso alla "scoperta delle erbe magiche protagoniste degli amuleti della tradizione sarda" ha preso vita.

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Le palline di argilla

Semi Come diceva una vecchia canzone, "per fare l'albero ci vuole il seme", quindi approfittiamo della bella stagione che tanti frutti  ci regala per raccogliere i semi.
Con un po' di pazienza mettiamo da parte i semi dei frutti che consumiamo, lasciamoli asciugare al sole e poi proviamo a piantarli. Possi

amo anche ricoprirli di argilla per farne delle palline. Poi li lasciamo cadere nel terreno, la pioggia autunnale scioglierà l'argilla e poi Madre Natura deciderà quali semi saranno destinati a germogliare e quali più adatti a fecondare il terreno.

Buona semina

 

pavoncella Mi fa piacere condividere con voi l'articolo Le palline di argilla di Fukuoka di cui sotto :

"Nell’agricoltura del n

on fare le palline di argilla che contengono sementi hanno un ruolo importante: «seminiamo palline e andiamo a letto» – diceva Fukuoka. Le palline seminate sui terreni desertici e secchi e contengono semi di varia natura: sarà la natura a decidere quali piante germoglieranno in quel luogo. Al loro interno vengono posti semi di ortaggi, alberi da frutta, specie forestali, cereali e piante da sovescio che arricchiscono il terreno e creano fertilità: chiunque mangi pesche, ciliegie, albicocche, qualsiasi tipo di frutta, può lasciarne asciugare i semi, preparare le palline e seminarle dove meglio crede.

Fukuoka nei suoi libri non ha parlato di due segreti importanti per la realizzazione delle palline di argilla. La paura di Fukuoka era che qualche multinazionale brevettasse il metodo facendo pagare le palline di argilla brevettate, quando invece il suo intento era di liberare i contadini dalla schiavitù delle multinazionali agroalimentari. Al giorno d’oggi non sarebbe più possibile brevettare una tecnica che molti conoscono e che viene diffusa tramite la carta stampata e il web.

I due segreti non svelati nei libri sono l’utilizzo del fango melmoso (direi praticamente liquido) e l’aggiunta di fibra all’argilla. Il fango liquido è importante perché va a ricoprire ogni singolo seme – cosa che con l’argilla spesso non avviene – mentre le fibre sono importanti perché trattengono l’acqua che poi potrà essere sfruttata dal seme nelle prime fasi della germogliazione"

 

Palline 2.0

Il metodo classico di Fukuoka è stato a lungo migliorato e sperimentato in varie parti del mondo e oggi si ritiene valido e interessante solo nel caso in cui si utilizzino semi di grandi dimensioni, come ad esempio i semi degli alberi da frutto.

Il primo importante miglioramento consiste nell’aver modificato la forma: dalle originarie palline a dei dischetti più grossi. 
Questa forma presenta i seguenti vantaggi:
 

a)     un dischetto contiene più di un seme, il che vuol dire più piante;

b)    l’acqua viene meglio assorbita;

c)     il dischetto tocca interamente il terreno nel lato in cui il seme germoglia: in questo si evita il rischio che la radice si scopra

 Per offrire ai semi le condizioni ideali alla germogliazione si aggiunge fibra all’argilla (fibra di cocco, ma può essere utilizzata anche fibra di lana o di altro tipo), geolite (è un minerale che trattiene acqua in maniera sorprendente) e sostanza organica, se ritenuto necessario.

 L’argilla utilizzata deve essere molto fine per cui prima la facciamo passare in un setaccio.

 

Come prepararle

 Per preparare i dischetti è necessario avere argilla fine, una bella e varia mistura di semi, e acqua. Si procede impastando argilla, semi ed acqua fino a che non si ha un'unica poltiglia umida. A questo punto si prende un pugno abbondante della poltiglia e con il palmo della mano si crea un salsicciotto lungo circa 20-30 centimetri con un diametro di circa 4-5 cm.

pavoncella 

 

 

Fonte: https://www.viviconsapevole.it/articoli/le-palline-di-argilla-di-fukuoka.php

Manici e Pomelli

Cose di Casa, pillole di Bellezza

É tempo di recuperare gli antichi metodi della nonna: efficaci, ecologici e... molto economici. Sì, perché se è vero che amiamo la nostra terra, la nostra casa e la nostra salute dobbiamo cambiare le nostre abitudini anche nelle piccole cose.

Ad esempio, quanti prodotti industriali utilizziamo per la pulizia della casa? Io, purtroppo, tanti. Ma ho iniziato ad utilizzare prodotti più ecologici per le Cose di Casa. Ad esempio per sgrassare le stoviglie utilizzi fondi di caffè, per lucidare il lavello in alluminio, il succo di limoni che magari non sono più tanto freschi. Al rientro a casa, raccomando tutti di togliere sempre le scarpe, evitando di portare batteri, residui inquinanti e sporco comune. Inoltre faccio sempre attenzione a non sprecare l'acqua

Direte voi, che noia, non abbiamo tempo neanche per riposare! É vero, ma vi assicuro che non è tempo sprecato, che avrete in casa un buon profumo e molto meno inquinamento! E perché no, anche il portafoglio con qualche euro in più!

 ♥

manici, pomelli, mobili consigli

 

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Manifesti d'epoca

Pinacoteca di BosaMi piace la nostalgia che provo quando riprendo in mano le ricette di un tempo. Ho come la sensazione di proiettarmi in un spazio che non ho vissuto e insieme ho una visione chiara sul futuro. Essere radicata alla propria terra, forse è proprio questo: sentire gli echi della natura e i racconti degli anziani. Ritrovare vecchie bottiglie di birra o di vino, ritagli di pubblicità di prodotti nostrani e continuare a sognare ad occhi aperti.

Qualcuno lo chiama il mal di Sardegna, cioè desiderare di far parte della cultura di una terra meravigliosa che regala ricordi speciali, panorami mozzafiato, tramonti indimenticabili e cibi ancora più golosi.

InsulaGolosaRicette dedica questo spazio alla nostalgia e al futuro.

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Menu di Natale

presentazione

A Natale regaliamo solo cose buone!
 InsulaGolosaRicette è felice di regalarvi il Menu di Natale, cose buone per le Feste con piccoli suggerimenti, da stampare e conservare ♥

 menu natale

Clicca e scarica  
il Menu di Natale 
in pdf, facile da stampare, e da conservare

 

 

 

Miscuglio di fiori secchi

Miscuglio di fiori secchi 

pot-pourri

Ispirandomi all'arte medioevale di conservare gli aromi e i profumi della natura, ho realizzato un pot-pourri, ovvero una miscela di piante e fiori secchi.
Ho raccolto in giardino e in campagna i fiori e i rametti di piante aromatiche che più mi piacciono.
Roselline, gerani, gelsomini, tulipani e tanti altri fiori e ancora: foglie di alloro, di menta, e di lavanda selvatica. Li ho fatti essiccare naturalmente senza nessun altro ingrediente e ora fanno bella mostra di sé in un vaso di vetro vintage recuperato in un vecchio armadio di casa.

 

Occorrente
Scegli i fiori che più ami e recidili poco prima che inizino a sfiorire


Procedimento
Dopo aver reciso i fiori e dividili in base al colore. Disponili su un vassoio ricoperto con carta forno. Stesso procedimento per le foglie delle aromatiche. Lasciali essiccare in ambiente aerato per qualche giorno. Quando risulteranno secchi, disponili a strati in base al colore in vasi di vetro trasparenti. Altrimenti fai un vero miscuglio, un pot-pourri classico e dividilo in ciotole di ceramica artigianale sarda.

 

 

 

 

Monti Granatici

Monte GranaticoGironzolando per i borghi e i paesi della Sardegna, è facile notare palazzotti "importanti" che fanno belle vista di sé in tanti centri storici: sono i Monti Granatici o Frumentari, oggi per la maggior parte convertiti in Musei o spazi espositivi.
In realtà anticamente erano delle vere e proprie banche del grano. I contadini chiedevano in prestito il grano e avevano poi l'obbligo della restituzione dopo il raccolto. La più antica in italia risale a Foligno nel lontano 1488.
In Sardegna nel 1624, all'epoca del Vicerè Giovanni Vivas fu istituito una iniziativa simile che aveva come obiettivo quello di arginare la piaga dell'usura a danno degli agricoltori più poveri e assicurare loro il grano e l'orzo necessario per la semina. Ma non fu mai raggiunto l'obiettivo perché personaggi senza scrupolo prestavano somme e sementi ad interessi altissimi nonostante le pene che i "pregoni" viceregi commisuravano. Nel decennio successivo la Diocesi di Ales insediò il vescovo Michele Beltran e sua, fu la proposta del Monti Granatici veri e propri.
pintaderaCi vollero decenni se non qualche secolo perché funzionassero a dovere. N
el 1851 se ne contavano 360 in tutta l'isola fino ad arrivare al 1927 quando furono trasformati in Casse Comunali di Credito agrario e nel 1953 a fondersi con il Banco di Sardegna.
Non è un caso quindi che il logo della Fondazione Banco di Sardegna sia "sa pintadera", un attrezzo nuragico realizzato in ceramica  per decorare il pane.

Nella foto: Monte Granatico nel Comune di Siliqua

Musei Etnografici

Vogliamo fare un viaggio alla ricerca della identità agro-pastorale, percorrendo l'isola di Sardegna in lungo e in largo, disegnando una costellazione di piccoli centri abbarbicati sulle montagne e di deliziosi borghi nascosti tra la macchia mediterranea, dove con i loro piccoli musei ci raccontano della vita nei campi, come si coltivava la terra e come si pascolavano le greggi.
Un mondo antico custodito in palazzi d'epoca o semplici case padronali, ci aspetta con le porte aperte.

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Pettirosso

PETTIROSSO
Pittiruggiu, princiottu

pettirosso

Meravigliosi nomi si danno in Sardegna al pettirosso; gli Algheresi lo chiamano consigliere, gli Oristanesi occhio di bue, i Sassaresi frate Gavino, e a Desulo iscargiu orrobiu. Questo uccelletto spavaldo fa qui i suoi nidi, e dura tutto l’anno. La leggenda vuole che annunci l'arrivo del freddo e della neve con il suo canto che si può udire per tutto l'inverno. Infatti è considerato il simbolo del nuovo anno e della rinascita in generale.
E' un uccello dalla vivacità inesauribile. Si muove sul terreno con una rapida successione di lunghi balzi, in posizione quasi curvata per un passo o due, poi si arresta in atteggiamento eretto, facendo vibrare talvolta ali e coda. Se incuriosito o eccitato, inclina rapidamente il corpo da lato a lato, muovendo ali e coda. Il volo è solitamente lento e breve. Il suo nome scientifico è Erithacus rubecola e raggiunge la lunghezza di 13/15 cm e ha la fronte, i lati del capo, la gola ed il petto rosso-arancio. Le parti superiori sono di un colore bruno oliva mentre l'addome è bianco; sia il becco che le zampe sono brune. Non c'è differenza fra soggetti di sesso diverso. Raggiunge un peso massimo di 16 grammi.
Nonostante l'aspetto apparentemente mansueto e diversamente da quanto si possa credere per un uccello di così piccole dimensioni, il pettirosso è estremamente aggressivo e territoriale nei confronti dei suoi consimili e di altre specie di piccoli uccelli. Se due esemplari dello stesso sesso dovessero venir confinati in uno spazio delimitato i pettirossi si azzufferebbero tra loro fino alla morte di uno dei contendenti o addirittura di entrambi. Il pettirosso si nutre soprattutto di vermetti, lumache e insetti.

 

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Piatto vintage con le crepe dorate

Oggetti di famiglia dimenticati in armadi polverosi, riprendono vita con pochi gesti d'amore

piatto rotto

Ispirandoci all'arte giapponese per riparare con l'oro gli oggetti in ceramica frantumati, conosciuta come Kintsugi, proviamo a ridare vita ad un piatto che pensavamo di aver perso per sempre. Con questa tecnica non si vuole nascondere la storia dell’oggetto, ma la si vuole enfatizzare tramite la riparazione. L'oggetto riparato diventerà più prezioso per la sua unicità, per la presenza dei pigmenti d'oro e soprattutto  per il lavoro delle mani amorose che lo hanno trasformato.
L'arte del Kintsugi, che si basa sul concetto che l'arte ha la capacità di trasformare un'imperfezione in una perfezione estetica legata alla crescita interiore, ricorda tanto il modo di fare delle nostre nonne che non buttavano via nulla perché in ogni oggetto c'è una storia che può rivivere

Ecco come recuperare un piatto frantumato e trasformarlo in PIATTO VINTAGE CON LE CREPE DORATE

 

Occorrente
piatto o qualsiasi oggetto di ceramica, rotto
colla epossidica bicomponente
polvere dorata  o argentata
pennellino per le rifiniture
alcune bacchette per mescolare i componenti  
piattino e bicchiere di plastica per contenere  i componenti  


Procedimento
Posizionate i pezzi del piatto su un piano. Mescolate la colla bicomponente con la polvere dorata o i pigmenti scelti. 
Applicate abbondantemente l’impasto ottenuto sulle crepe in ceramica, in modo che risulti ben visibile. Tenete per alcuni  in posizione  le parti da incollare. La pressione farà fuoriuscire l'impasto. Con il pennellino ripassate con attenzione l’incollatura, in modo che l'impasto si spanda bene anche fuori dal solco della rottura e la riparazione assuma un colore oro intenso. Lasciate asciugare per alcune ore, e il gioco è fatto.

 

 

 

Primavera in cucina

Uova pasqualiIl rumore dei campanacci dei Mamuthones si sente ancora in lontananza, così come il profumo della frittura carnevalesca ma la primavera è arrivata e i profumi si trasformano in sentori speziati e colorati. La bella stagione allieterà il cuore dei nostri bambini e le tavole di tutte le famiglie sarde verranno decorate con le uova pasquali e i piatti tipici della tradizione.

E quale migliore occasione per un regalo ai nostri lettori?

 InsulaGolosaRicette ti regala Le ricette di Sardegna in tavola, un ricettario per la tua primavera in cucina, per non farti scordare di quanta è bella la Sardegna.

 

Ricette Sardegna

  Clicca e scarica il regalo per la cucina delle tue feste

Profumo di casa

essenzeLe essenze profumate, raccolte in campagna o nei boschi, durante tutta la primavera, ci regalano sentori unici.

Siamo abituati ad utilizzare le erbe aromatiche e le spezie in cucina, ma è bene sapere che sono ottimi per preparare i profumi per l'ambiente. Provate a spargere nell'aria note di cannella o rosmarino, gli ambienti della vostra casa saranno avvolti da un'aurea magica e profumata, molto invitante. 

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Ricami d'arte

ricamoIl rito del buon mangiare è legato al luogo della cucina con le sue stanze attigue, il suo arredamento e il suo allestimento. La tradizione vuole che in cucina ci sia sempre la legna da ardere sistemata vicino al camino e che il forno per il pane, situato nel cortile, sia pronto per essere acceso almeno una volta alla settimana. Gli oggetti di uso quotidiano, come i cesti e le pentole, sono appesi alle pareti; gli utensili da cucina, perfettamente puliti, sostano ordinati sulla mensola. Alle finestre le tende di lino, con le pavoncelle decorate a pibionesfanno entrare dolcemente la luce abbagliante del sole, riscaldando le stanze. 

InsulaGolosaRicette vuole dedicare questa pagina al Corredo buono de sa domu, per intenderci, quello di nonna, ossia l'insieme di tovaglie, tovaglioli, grembiuli, copriletti, tende e..., tutti realizzati a mano con materiali naturali e preziosi.

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S'arramadura

Piccoli paesi, borghi antichi, centri quasi disabitati, città metropolitane... in Sardegna ogni comunità ha il suo santo, o la sua santa, da venerare e da omaggiare con sagre e feste a loro dedicate.

S'arramadura

Tra le tante curiosità che InsulaGolosaRicette può raccontarvi sulle feste religiose, abbiamo scelto S'Arramadura, perché richiama i profumi e i colori della natura.

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