Dedico questa pagina ai Boschi della Sardegna, da me tanto amati, proponendo un passo dello scrittore Mauro Corona. Nel suo
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La bottarga è “il caviale sardo”. Ha origini antichissime; dall’arabo “butarikh” (uova di pesce salate), può essere di uova di muggine o di tonno. La bottarga di muggine è tipica dello stagno di Cabras nell’oristanese. Il vino che ne esalta meglio il gusto è senza alcun dubbio la Vernaccia di Oristano, un DOC di colore giallo ambrato, più o meno carico a seconda dell’invecchiamento. La bottarga di tonno viene lavorata artigianalmente nelle tonnare di Carloforte: le uova diventano le profumate “baffe” ambrate, pronte per essere gustate sulla tavola.
Si possono consumare semplicemente tagliate a fettine sottili con un filo di olio extravergine di oliva oppure grattugiate sul pane o sulla pasta appena scolata.
Un'ottima alternativa è la bottarga con carciofi freschi.
Il sole è uno dei simboli ricorrenti nei gioielli sardi, come altri elementi che rimandano alla natura: bottoni, gemelli, collane e pendenti, catene, gancere, spille, anelli, amuleti e orecchini. Proprio questi ultimi si possono definire come un’eccellenza del settore. Tra tutti i gioielli sardi gli orecchini sono quelli che affascinano di più: solitamente costituiti da un pezzo di corallo lavorato a goccia fasciato da un cerchietto in oro al quale è fissato lo spillo da inserire nel lobo. Degni di nota gli orecchini “a fiocco” e quelli “a palia”, mentre quelli “a torre” (formati da due tronchi di cono o piramide in lamina d’oro uniti per la base e contornati da filo sottilissimo arricchito con granuli) decantano al meglio la cura del particolare dei professionisti del settore.
I murales sono tele all’aperto. Le pareti di edifici prendono "colore" e iniziano a raccontare ai passanti storie comuni. Le sfumature calde dei gialli e dell'ocra narrano le fatiche, le denunce, di una la vita semplice fatta di piccole e grandi conquiste. Vi si leggono i malesseri, le sofferenze ma anche le speranze, la fede di una comunità. Il fenomeno culturale del muralismo ha avuto la sua maggiore espressione in quattro centri isolani: Orgosolo, San Sperate, Villamar e Serramanna. Dozzine e dozzine di pitture parlano della vita del paese, della storia e della cultura.
Le reti vengono calate in mare verso i primi di maggio e vi restano fino al mese di giugno. I tonnarotti sulle barche, al comando del rais, il capo della tonnara, tirano su la rete. I tonni si dibattono, si feriscono, e quando sono sfiniti, i tonnarotti li infilzano e li issano sulle barche. Il mare si tinge di rosso. è uno spettacolo sanguinoso e crudele. L’isola di Carloforte ogni anno celebra la mattanza con una manifestazione a fine maggio, che completa gli appuntamenti con le golosità mediterranee, dopo la sagra del cuscus tabarkino che si tiene verso la fine di aprile.
C’è una Sardegna che racconta di una rosa, la rosa del Gennargentu, una peonia selvatica che con i suoi bellissimi colori purpurei, tra aprile e maggio, colora di rosso le rocce dei freschi altopiani del Gennargentu, del monte Linas e del Limbara. S’arrosa de monti, la chiamano i pastori perché cresce lontano dal mare, in alto, dove d’inverno c’è solo la neve. Un viaggiatore attento la può ammirare nel giardino botanico Linasia nell’Iglesiente oppure partecipare a una delle tante escursioni previste durante tutto l'anno dalle associazioni di trekking e naturalistiche presenti in tutta l'isola.
Rosso è il corallo di Alghero che fa mostra di sé nelle gioiellerie e nei costumi delle donne. Ancora oggi nelle botteghe artigiane si tramanda la tradizione di un prodotto etnico, espressione millenaria, che risale al mito delle Janas: le fate tessevano fili d’oro e d’argento incastonando corallo rosso, nelle case incantate, le Domus de Janas. Il rosa è il colore della spiaggia di Budelli: dolce e calma con la sabbia dorata dai riflessi rossi dei coralli sminuzzati dal mare e dal vento. Non mancano altre magiche spiagge dove il mare profuma di cisto e lentischio e le dune sono soffici ed eleganti.
E il profumo di mare si ritrova a tavola, con gli spaghetti ai ricci di mare. Gli amanti della polpa rossa hanno dato vita alla sagra del bogamarì, un appuntamento annuale ad Alghero, Portoscuso e Carloforte. Una curiosità: lungo la spiaggia del Poetto a Cagliari si trovano tanti ristorantini dove lo si può gustare con il pane casereccio e del buon vino rosso.
I fenicotteri rosa sono antichi frequentatori del sud Sardegna, in particolare dello stagno di Molentargius e di Santa Gilla, un tempo solo in luoghi di sosta tra il Rodano e l’Africa, sono chiamati “sa genti arrubia”, la “gente rossa”. Rossa per il loro caratteristico colore poiché si nutrono di un crostaceo che contiene un pigmento porpora che assimilano con la nutrizione; e gente per il vocio tipico che assomiglia al chiacchiericcio della gente.
Su Nuraghe Arrubiu si trova a Orroli in provincia di Nuoro. Si tratta di un complesso pentalobato, unico in Sardegna. È stato datato al XIV secolo a.C., grazie al ritrovamento di un alabastron, una ceramica micenea rinvenuta nella torre centrale, a testimonianza dei traffici commerciali della Sardegna con il resto del Mediterraneo. Il suo nome, arrubiu (in sardo rosso) viene dal colore della pietra basaltica di con cui è stato costruito e dai licheni rossi che la ricoprono.