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Sternbergia lutea

zafferanastro

In autunno la campagna si colora di toni caldi e avvolgenti. Tra i ricci spinosi delle castagne e le foglie

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Carnevale, ogni dolce vale

Casalinghe disperate... mai♥

Culurgioni ogliastrini

culurgioni ogliastrini

Anticamente le feste popolari erano attese con grande trepidazione ed emozione. La comunità finalmente si riuniva dopo il duro lavoro nei campi e nei pascoli di montagna.

Si festeggiava un santo, un matrimonio o un battesimo, oppure si ringraziava madre natura per il raccolto della stagione in corso. Si ballava e si cantava nelle piazze o nei cortili delle case, si mangiava e si beveva in allegra compagnia.

L'attesa era già di per sé una festa. Qualche giorno prima, le donne di casa si alzavano all'alba e impastavano la farina di grano duro con l'acqua di fonte, per fare il pane e la pasta fresca. I loro gesti e movimenti sempre uguali, erano un rituale quasi religioso che veniva replicato, come una preghiera.

Man mano che le ore passavano la cucina si riempiva di voci; le chiacchiere delle donne si confondevano con le risa delle più giovani che imitavano quei gesti antichi, facendo a gara per mettersi in mostra.  

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Minestra di patate con erbette

minestra erbette

L'inverno è sempre più lieve e la primavera inizia a intravedersi tra i fili verdi dei germogli appena spuntati. I fiori sono ancora chiusi in timidi boccioli nascenti.


Basta un raggio di sole e tutto si illumina. Le erbette edibili spontanee si fanno largo tra le tante erbette non commestibili, quasi volessero chiamarci.

Ma facciamo attenzione, raccogliamo solo le erbette che conosciamo, se abbiamo qualche dubbio andiamo oltre, ci sarà un'altra occasione per raccoglierle. Memorizziamo il luogo e rispettiamolo sempre alternandone la raccolta.

Per il taglio utilizziamo solo coltelli tipo innesto o forbici da potare, e poi riponiamo le erbette in cesti di vimini o sacchetti di tela e mai in buste di plastica.

E' bene consumare il nostro piccolo tesoro subito dopo la raccolta per non perdere i  principi attivi e la sua fragranza.

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Minestra alla sarda

minestra verdure

Fino a qualche decennio fa, in Sardegna le verdure e gli ortaggi si producevano in campagna o nell'orto dietro la casa. Era usanza comune scambiare i prodotti coltivati nel proprio orto con quelli del vicinato. Le signore del vicinato, is gommais, oltre a stringere rapporti di amicizia, intessevano anche rapporti economici e di solidarietà, per sopperire a qualche esigenza della dispensa. Il supermercato non esisteva, ma grazie a questo baratto domestico in cucina c'era sempre qualcosa da cucinare. Le minestre, erano il piatto forte, spesso erano anche l'unico piatto che potevano permettersi, ma sempre veri capolavori di gusto e genuinità. 

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Andarinos al finocchio selvatico

andarinos finocchietto

Quando sul tavolo da cucina c'è il finocchietto selvatico, tutte le streghe scappano via e rimangono solo le Janas a preparare i piatti della tradizione che profumano di bosco e di macchia mediterranea.

Le fate buone aprono la dispensa in legno intarsiato e ci trovano dentro ogni bontà: pasta fatta in casa essiccata al sole, insaccati e formaggi stagionati, confetture di frutta dimenticata e scorzette d'arancia...

 

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Gnocchi al sugo di purputza

gnocchi purputza

L'isola di Sardegna adagiata al centro del Mediterraneo è stata da sempre un crocevia di genti e culture che hanno arricchito la storia della gastronomia isolana con nuovi ingredienti e nuove ricette, che poi i sardi le hanno rese proprie.
Ne è un esempio la patata sarda, protagonista versatile di tante pietanze: primi piatti, contorni, secondi sfiziosi, ma anche dolci e pane.
La Sardegna vanta la coltivazione di diverse cultivar comuni e di alcune cultivar storiche, come le patate di montagna: la tonda di Gavoi, la patata di Fonni e la patata viola di Scano di Montiferro. 
Una curiosità storica ci riporta intorno alla fine del '700 quando Giuseppe Cossu, funzionario locale cagliaritano, prese a cuore le sorti dell'agricoltura sarda, tanto che fu uno degli artefici dei Monti Granatici e si attivò per promuove la coltivazione delle patate negli agri rurali. Ma, solo monsignor Giovanni Bua, nuorese di nascita, fece conoscere ai contadini le proprietà del tubero in termini di produttività e quantità di calorie, e li convinse, nonostante le ingiustificate resistenze, a coltivarlo così come facevano con il grano.

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Fregula al pomodoro

fregola al pomodoroPalline tostate e fragranti rotolano veloci sul tavolo, i bambini ci giocano creando cerchi e spirali che richiamano i campi dorati di inizio estate. Il loro profumo è quello di casa, buono come il pane. Sono i chicchi di fregula, un'antica pasta di grano duro tipica della Sardegna, formata da granelli irregolari tondeggianti, grossi quanto lenticchie, tanto che si potrebbero chiamare "briciole".

InsulaGolosaRicette riprende la ricetta semplice e veloce molto usata in famiglia nel menu quotidiano, la fregula al pomodoro, un ottimo primo ideale in tutte le stagioni.

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Ravioli di formaggio acidulo

costume Desulo

pavoncellaIntrecci di fili di seta a Desulo  pavoncella

Le donne di Desulo seguono e si adattano alle sobrie abitudini degli uomini. Sono vigorose montanare dal viso tondo, pienotto, roseo, colla fossetta nel mento, né la loro robustezza toglie alcun che alla mite femminilità, alla morbidezza delle forme ch’è l’attraente soavità della donna: una bellezza sana, portata con ingenuità, come una ghirlanda dei loro fiori alpestri, non come un diadema. Se poi qualcuno vi trovasse anche le donne brutte io non ci ho colpa, guardi quelle altre. Vestono la gonnella d’albagio guarnita in seta un po’ poco meno lunga della camicia: corsetto e giubbetto a casacca di scarlatto con rabeschi e ricami a mano. Sul capo mettono una cuffia di seta a reticella per contenervi i cappelli, o di stoffa allo stesso modo di quelle che si fanno per i bambini, e poi un cappuccetto di panno nero con un cappio di nastri giù dal mento”.  

Così venivano descritte le donne di Desulo da Giuseppe Luigi De Villa nel 1889, e così si presentano ancora oggi durante le feste e le sagre: donne fiere e volitive, custodi di cultura e tradizione del territorio di Desulo. 

Le stesse donne che hanno tramandato un piatto della tradizione desulese, i Ravioli di formaggio acidulo. É un primo piatto delizioso che potete realizzare facilmente ma vi consiglio di prendervi un po' di tempo perché prevede diverse fasi.

Vi assicuro, però, che lavorare la pasta, sentire il profumo del formaggio che fonde e giocare con la rotella per disegnare i ravioli, vi porta in una dimensione di felicità e dolcezza che riempie il cuore.

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Pisci a collettu

fave bolliteLa cucina sarda, nonostante l'isola sia circondata dal mare molto pescoso, apprezza molto di più i piatti di terra, poiché i contadini e i pastori non conoscevano le risorse del mare, ma solo quelle della madre terra.

I piatti più antichi sono quindi quelli legati all'agricoltura e ai prodotti spontanei della terra: legumi, verdure e aromatiche sono gli ingredienti vincenti.
C'è un piatto della tradizione culinaria cagliaritana che riassume in modo anche divertente questa realtà, ovvero Su pisci a collettu, letteralmente il pesce con il colletto, che non è altro che un piatto di fave secche bollite con aromatiche e profumi.

Il suo nome è curioso: pesce (solo nel nome) e a colletto, quale segno di distinzione degli uomini più facoltosi, i preti e i notabili, ma anche il piccolo colletto della fava secca.

InsulaGolosaRicette lo ripropone insieme alla nostalgia delle strette vie del centro storico di Cagliari, quando le massaie si affacciavano ai balconi di ferro battuto e con grida colorite richiamavano a tavola, i bambini che giocavano e gli uomini che lavoravano nelle botteghe per strada.

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Minestra di cipolle di Banari

cipolle biancheQuando ero piccola ero solita fare i capricci a tavola e, mio padre tra il giocoso e il serioso minacciava me e mie sorelle con un vecchio detto che recita così "O mangi questa minestra o salti questa finestra". Certamente mio padre mai ci avrebbe fatto saltare dalla finestra, ma noi, piccole ingenue, ci credevamo e mangiavamo, obbedienti, la minestra che fumava calda nel piatto.

Nella cucina tipica sarda, le minestre hanno avuto sempre un ruolo importante per l'alimentazione base, perché realizzate con ingredienti facili da reperire in ogni periodo dell'anno.

Tra le tante InsulaGolosaRicette ha trovato una ricetta con un ingrediente quasi dimenticato; la cipolla di Banari, una varietà di cipolla che viene coltivata nel paese di Banari in provincia di Sassari. I suoi bulbi sono grossi e piatti, rivestiti da tuniche esterne di colore paglierino e con l'interno bianco avorio. Possono pesare da 400 grammi a oltre 1 kg e hanno un sapore dolce e saporito. 

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Brodo di pecora

brodo

Distese di alberi dileccio e sughera. Boschi di roverella e castagno. Cespugli di corbezzolo, lentisco, ginepro, olivastro, cisto, mirto, insieme alla fillirea, erica, ginestra, rosmarino, viburno, euforbia che si mischiano tra loro in un'alternanza di colori e profumi che chiamiamo “macchia mediterranea”.

In questo mistero colorato vivono le pecore sarde, che testarde come i loro pastori, brucano dalla mattina alla sera. E se è vero che un detto dice che "la gallina fa buon brodo", è anche vero che che il brodo di pecora è ancora più buono perché la pecora sarda ha la fortuna di godere della macchia mediterranea che dà alla loro carne un sapore particolare. 

Tra i cibi perduti InsulaGolosaRicette ha trovato un piatto che ci fa godere del piacere dell'attesa e della contemplazione del cibo, Bròdu de brebeis, il brodo di carne di pecora, un ottimo primo piatto che si adatta a tante preparazioni.

 

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Pani frattau

pani frattauNella bisaccia del pastore, sa Bèrtula, confezionata con l'orbace e ricamata a mano, non mancavano mai il formaggio e il pane carasau, il tipico pane di biscottato che si mantiene "buono" per tantissimi giorni.

Il pane, essendo l'alimento base di tutte le comunità, viene utilizzato anche in Sardegna nei modi più diversi per piatti inaspettati: gusto e originalità si uniscono in un piatto che gli antichi hanno tramandato per secoli, su pani frattau, a base di pane, formaggio e sugo di pomodoro e con l'aggiunta dell'uovo in camicia, una variante della versione originale

InsulaGolosaRicette vi spiega come realizzarlo.  

 

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Zuppa di finocchietto selvatico

finocchio zuppaDurante tutto l'autunno fino a primavera inoltrata, i campi bagnati dalla pioggia leggera si profumano di finocchietto selvatico. Il verde smeraldo dei suoi ciuffi è facilmente riconoscibile tra le tante erbe spontanee e il suo gusto fresco e frizzante lo contraddistingue senza possibilità di errore.
Molto conosciuto fin da tempi remoti, il finocchietto selvatico è un ottimo ingrediente per preparare diversi piatti della tradizione. 
Aggiungilo ad altri semplici ingredienti reperibili in campagna come il formaggio pecorino fresco e il pane casereccio e . .voilà avrai la Zuppa di finocchietto selvatico,
InsulaGolosaRicette. vi consiglia di apparecchiare una bella tavolata, 
invitare amici e parenti, accendere un po' di allegria e consumarla ancora calda con un buon vino rosato e perché no, anche rosso. A voi la scelta ♥

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Minestra di formaggio salato

minestra di formaggio

Un popolo di pastori e contadini non può non amare le pietanze in brodo: le più importanti in qualsiasi tipo di cucina. Gli ingredienti sono, in primis, le verdure e le erbe regalate dalla terra e dalla stagione, spesso selvatiche, capaci di esaltare i sapori degli altri ingredienti.

Anticamente le minestre si consumavano insieme al pane raffermo perché la pasta non era tanto utilizzata o quantomeno veniva relegata tra le pietanze delle feste.

Nel quotidiano invece le minestre erano molto comuni, ma non sempre le verdure erano gli ingredienti principali.

Anche il formaggio era un protagonista, così InsulaGolosaRicette vuole proporre la Minestra antica a base di viscidu, un formaggio secco salato dal gusto acido, per ricordare e ripetere le abitudini gastronomiche dei pastori dell'entroterra.

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Pasta alla ricotta cremosa

pasta ricotta

Nell'Odissea Omero racconta di un ciclope-pastore. Viveva in una grotta tutto solo con le sue pecore: lavorava e essiccava una ricotta così buona che solo gli dei potevano gustare.
Era Polifemo, il mostro gigante  che riuscì ad attirare Ulisse con i suoi compagni, proprio offrendo loro la sua meravigliosa ricotta, e facendoli poi prigionieri.

Secondo alcuni autori la dimora di Polifemo era l'isola di Sant'Antioco, dove nell'estremità più a sud, ancora oggi si può ammirare una roccia a pelo d'acqua, che ricorda l'impronta del ciclope.
Non credo che i pastori sardi avessero avuto contatti col ciclope, ma sicuramente anche anche loro sanno fare una ricotta degna di un dio, e quindi di un poema. 

Se poi, si prende la ricotta ancora calda e fumante e se ne fa un ingrediente base per un piatto semplice, la sua bontà è assicurata. Ecco una ricetta della Pasta alla ricotta cremosa.

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Minestra di ceci

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Inverno. Fuori fa freddo e c'è tanta voglia di casa e di cose buone. Allora mettiamo il grembiule e via con un piatto ad alto valore nutritivo, molto delizioso, oltreché facile da realizzare, la Minestra di ceci con le bietole selvatiche. Occorre avere solo un po' di tempo ...  perché i ceci vanno messi in ammollo per tutta una notte affinché diventino morbidi e digeribili. Serviamo la minestra ancora calda con il pane civraxiu e un buon vino rosato locale e il gioco è fatto. 

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